Operatori umanitari uccisi a Gaza, monta la protesta

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Dopo l’uccisione dei sette operatori umanitari di World Central Kitchen, tutti stranieri, in un raid israeliano nella Striscia di Gaza lunedì sera, tutto il mondo chiede un’indagine rapida per un’azione che non ha giustificazioni. Secondo il sito Haaretz, “l’attacco sarebbe dovuto a un mancato rispetto degli ordini”.

E’ stato “un tragico caso in cui le nostre forze involontariamente hanno colpito innocenti nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che è stato dimesso dall’ospedale Hadassah dopo l’intervento di ernia. “Questo accade in guerra e indagheremo fino in fondo. Siamo in contatto con i governi coinvolti e faremo di tutto affinché ciò non accada di nuovo”, ha aggiunto.

Tra i morti ci sono tre cittadini britannici. Le altre quattro vittime – riferisce la Bbc che pubblica i nomi dei volontari inglesi John Chapman, James Henderson e James Kirby – provenivano da Polonia, Australia, Canada e Stati Uniti.

E il primo ministro britannico Rishi Sunak ha telefonato al premier israeliano Netanyahu al quale ha detto di “essere rimasto sconvolto dall’uccisione di operatori umanitari, tra cui tre cittadini britannici, in un attacco aereo a Gaza ieri e ha chiesto un’indagine indipendente approfondita e trasparente su quanto accaduto”, ha reso noto Downing Street. Anche gli Stati Uniti si dicono “Indignati nell’apprendere di un attacco dell’Idf che ha ucciso diversi operatori umanitari civili della World Central Kitchen, che ha lavorato incessantemente per fornire cibo a coloro che soffrono la fame a Gaza e, francamente, in tutto il mondo”, ha detto il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, in una conferenza stampa. ”Inviamo le nostre più sentite condoglianze alle loro famiglie e ai loro cari”, ha aggiunto. In merito all’indagine sull’incidente, Kirby ha detto che ”ci auguriamo che tali risultati vengano resi pubblici e che venga assunta un’adeguata responsabilità”.

E intanto in Israele monta la protesta contro il governo. Nella serata di ieri migliaia di manifestanti sono riusciti a superare i cordoni di sicurezza posti dalla polizia israeliana e hanno raggiunto l’ingresso della casa del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ad Aza Road, a Gerusalemme. Lo riferiscono i media israeliani che condividono i video della marcia. Sventolando bandiere israeliane e tenendo alte le torce, i manifestanti hanno chiesto le dimissioni del premier, nuove elezioni e un accordo che possa riportare in patria gli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza. In testa ai manifestanti ci sono proprio i familiari degli ostaggi.

E centinaia di manifestanti hanno protestato, per il terzo giorno consecutivo anche davanti alla Knesset, il Parlamento israeliano a Gerusalemme, chiedendo il rilascio immediato degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza, le dimissioni di Netanyahu e le elezioni generali. Durante la marcia sono stati alzati cartelli con la scritta “riportateli a casa” e “fermate la guerra”.