Scandalo Oxfam, nuove accuse al numero uno: “Sapeva delle molestie”

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Si allarga il caso Oxfam, organizzazione umanitaria travolta dall’ennesimo scandalo sessuale in paesi sottosviluppati. Nel mirino finisce il chief executive Mark Goldring. Al Times la soffiata di Helen Evans una ex-dipendente (dal 2012 al 2015 capo della divisione sicurezza, cioè del dipartimento che si occupa di segnalare comportamenti scorretti o impropri dei dipendenti) secondo cui l’amministratore delegato della grande organizzazione umanitaria, era a conoscenza della segnalazione del caso di una donna costretta a fare sesso per ricevere aiuti ma non fece niente per intervenire.

L’accusa, se confermata, potrebbe portare ad altre dimissioni al vertice della Oxfam, dopo quelle annunciate ieri dalla sua vicepresidente Penny Lawrence, che ha lasciato l’incarico dicendo di “vergognarsi” e assumendosi la responsabilità per per gli scandali sessuoli ad Haiti allestiti dal capo della missione di soccorso dopo il terremoto del 2011.

Le autorità britanniche hanno risposto ordinando un’inchiesta alla Charity Commission. E il ministero dello Sviluppo Internazionale ha dato tempo alla Oxfam sino al fine settimana per decidere se confermare o tagliare i 32 milioni di sterline di finanziamenti pubblici all’organizzazione umanitaria. Anche l’Unione europea promette “tolleranza zero” in materia e si appresta a riesaminare circa 27 milioni di sterline di fondi alla Oxfam. Che non è l’unica associazione di beneficenza e di impegno sociale nel mirino. Ma il Guardian avverte in un editoriale: “Gli abusi sessuali delle ong sono una cosa orribile. E’ anche orribile che ci sia chi li strumentalizza per cercare di tagliare gli aiuti umanitari”. Allusione al deputato ultra conservatore Jacob Rees-Mogg, uno degli aspiranti al posto di Theresa May, che ha recapitato a Downing Street una petizione per diminuire l’assistenza pubblica ai paesi emergenti.