Ucraina dice No a modello austriaco. Nato: “continueremo a fornire supporto agli ucraini comprese armi”

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Oggi l’Ucraina ha rifiutato l’adesione ad uno schema di neutralità sul modello austriaco o svedese, chiedendo invece garanzie di sicurezza. Il presidente Volodymyr Zelensky ha detto dunque No al portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che aveva definito “possibile” un compromesso. “L’Ucraina è ora in uno stato di guerra diretta con la Russia. Pertanto non può aderire al modello di neutralità della Svezia o dell’Austria ma ci può essere solo un modello ucraino e solo su garanzie di sicurezza verificate legalmente. E nessun altro modello od opzione”.  Kiev ha dunque spiegato che nel proporre il modello ucraino intende garanzie di sicurezza assoluta in cui i firmatari delle garanzie non si facciano da parte in caso di attacco all’Ucraina, come oggi ma partecipino attivamente al conflitto a fianco dell’Ucraina e assicurino ufficialmente forniture immediate della quantità necessaria di armi”.

Il modello austriaco dal 1955 sancisce la cosiddetta “neutralità perpetua” del Paese che per l’Ucraina si tradurrebbe in uno status paragonabile a quello dei due Paesi europei (appunto Austria e Svezia) non allineati militarmente ma ancorati alla sfera geopolitica occidentale. Un’associazione dunque alla Nato ma senza diventarne membro. Proseguirebbe inoltre il percorso verso l’Unione europea, con tempi e procedure che non prevedono forzature, rinuncerebbe ad armamenti stranieri sul proprio territorio, che siano percepiti come una minaccia dalla Russia, ma con la possibilità di avere un proprio esercito e una propria flotta. La comunità internazionale dovrebbe però essere garante della piena sovranità dell’Ucraina e i vincoli e le condizioni dovrebbero poi essere pienamente accettati da Mosca, tra cui il riconoscimento della sovranità dello Stato, con Kiev capitale e lo sbocco sul mare.

Intanto il Paese è entrato nella terza settimana di guerra con la capitale Kiev sotto coprifuoco e le navi russe che bombardano le coste a sud di Odessa. “La guerra della Russia in Ucraina ha ucciso 103 bambini” afferma il procuratore generale di Kiev Iryna Venediktova in un post su Facebook. “I soldati russi uccidono almeno cinque dei nostri bambini ogni giorno – continua la Venediktova -. L’aggressore ha bombardato più di 400 istituzioni educative”. I bombardamenti russi hanno inoltre colpito la torre televisiva di Vinnytsia, città sulle rive del fiume Buh nell’Ucraina centrale. Non sono segnalate vittime.

“La Nato continuerà a fornire armi all’Ucraina” ha così ribadito il generale della Nato, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa al termine del vertice dei ministri della Difesa dell’Alleanza atlantica. “Dobbiamo continuare a fornire un supporto significativo a Kiev, inclusi rifornimenti militari, aiuti finanziari e aiuti umanitari”, ha spiegato il segretario Nato che però ha bocciato la richiesta di “no fly-zone”. Stoltenberg poi sottolinea che l’Italia è un alleato di grande valore: “contribuisce – dice – in molti modi alla nostra difesa collettiva”.

La presidente della Corte, Joan Donoghue, in merito alle richieste di Kiev di “misure provvisorie” dichiara che la Corte internazionale di Giustizia ritiene che la Russia debba sospendere immediatamente l’operazione militare avviata il 24 febbraio 2022 sul territorio dell’Ucraina. “Le due parti devono astenersi da atti che rischino di aggravare la controversia su cui la Corte è stata chiamata a deliberare o di renderne la soluzione più difficile”, prosegue la giudice annunciando la decisione presa oggi dopo la richiesta in tal senso presentata dall’Ucraina. Introducendo la delibera, Donoghue si è inoltre rammaricata che la Russia non abbia partecipato alle udienze precedenti e ha stabilito che – al contrario di quanto sostenuto da Mosca – la Corte internazionale di Giustizia dell’Aja abbia “la giurisdizione” per decidere sul caso in base alla Convenzione Onu sul genocidio.