Caso Toti, Signorini si avvale della facoltà di non rispondere. Oggi l’interrogatorio del presidente

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L’ex presidente dell’authority portuale e ad di Iren, ora sospeso, Paolo Emilio Signorini si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Genova Marassi, nell’ambito dell’inchiesta che ha coinvolto anche Giovanni Toti, finito agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e atti contrari ai doveri d’ufficio. E c’è anche l’ipotesi di finanziamento illecito nell’indagine della Procura di Genova: l’accusa, che non è contestata nella misura cautelare, al momento riguarda il consigliere di amministrazione di Esselunga Francesco Moncada e Maurizio Rossi, l’editore della testata Primocanale.

Il presidente Toti, arrestato per corruzione, verrà ascoltato oggi alle ore 14 e il suo legale afferma: “Il presidente Toti farà le sue valutazioni, da quello che mi dice naturalmente sono valutazioni che non possono prescindere anche da un confronto che potrà essere fatto con condizioni diverse da quelle attuali, con tutte le persone che con lui hanno lavorato fino ad oggi e con i partiti che fanno parte della sua maggioranza”, spiega l’avvocato Stefano Savi.

Toti sarebbe intenzionato a non rispondere nell’interrogatorio di garanzia che si terrà davanti al gip Paola Faggioni.

“La scelta preferisco non anticiparla, d’altra parte mi sembra anche abbastanza conseguente e logica nella misura in cui abbiamo un fascicolo enorme da approfondire e lo abbiamo nelle nostre mani solo da ieri”, spiega Savi che oggi pomeriggio, insieme al governatore ligure, varcherà l’ingresso del Palazzo di giustizia. “Prima di prendere posizioni o dare spiegazioni dobbiamo approfondire la lettura degli atti per capire su che cosa, dove e come fornire spiegazioni”, aggiunge l’avvocato.

“La tracciabilità dei denari, sia in entrata che in uscita, è totale”, ha proseguito l’avvocato Stefano Savi. “In entrata sono gli stessi atti che ce lo dicono. Non è contestato nulla in relazione a fatti che non siano assolutamente rientranti nelle normative di legge che prevedono che tutto avvenga nella maniera più trasparente possibile. E così è stato”. “Abbiamo la possibilità – ha concluso Savi – anche di dimostrare che questi denari sono stati spesi tutti per necessità di tipo politico connesse all’attività del presidente e delle persone che lavoravano con lui o che avevano comunque connessioni politiche con lui. Quindi non c’è stata nessuna anomalia nella spesa né a titolo personale né a nessun altro titolo”.

L’inchiesta si allarga ad altri indagati. Si tratterebbe di almeno altri dieci indagati, oltre ai 25 indicati nell’ordinanza, tra cui il commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, Paolo Piacenza. L’ipotesi d’accusa è abuso d’ufficio.