Crollo ponte Morandi, i primi sfollati rientrano nelle case della zona rossa

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I rientri degli sfollati di ponte Morandi sono cominciati questa mattina con mezz’ora di ritardo. La sospensione era stata decisa in via precauzionale a causa del forte vento che soffia su Genova.

“E’ stato uno stop precauzionale, ma il vento non influisce sulle rilevazioni dei sensori, né sulle gru che sono limitrofe alle abitazioni – ha spiegato il consigliere delegato alla protezione civile del Comune, Sergio Gambino – In giornata saranno effettuati tutti gli accessi previsti, l’ultimo è in programma alle 17 e si concluderà alle 19″.

Sono 24 le famiglie che oggi rientreranno nelle proprie abitazioni. Si comincerà con i palazzi più lontani dal pilone 10: i primi a tornare a casa saranno gli abitanti dei civici 5, 6, 11 e 16 di via Porro. Secondo il piano stilato dai vigili del fuoco e pubblicato sul sito del Comune di Genova le operazioni dovrebbero durare circa 13 giorni. Gli sfollati avranno tempo due ore e 50 scatoloni a disposizione per portar via quanto più possibile dalle proprie abitazioni. Potranno entrare due persone alla volta per nucleo familiare, accompagnati da due Vigili del fuoco. Fuori dagli stabili sono stati installati dei carrelli scorrevoli per aiutare nel trasporto degli oggetti che saranno poi depositati in un magazzino del comune dove i proprietari potranno ritirarli. Complessivamente il maxi trasloco costerà 1 milione di euro.

Dopo 65 giorni ha paura di non farcela Giusy Moretti una dei portavoce del comitato degli sfollati di Ponte Morandi e fra i primi cittadini che, in base ai piani elaborati da protezione civile e vigili del fuoco, potranno rientrare nella propria abitazione per recuperare in due ore di tempo gli oggetti personali. “Non so se perderò minuti preziosi per accarezzare i muri, quelli non li potrò portare con me, eppure hanno visto tutta la mia vita – scrive Moretti anche in un post pubblico sulla pagina Facebook di ‘Quelli di ponte Morandi’ – l’impatto sarà forte, dovrò controllare il respiro, dovrò dire al mio cuore di rallentare i battiti, che le mie mani non tremino nel raccogliere quel po’ di vita che mi porterò via”.

Anche al presidio ai varchi della zona rossa a Certosa, vicino al ponte della ferrovia, ci si confronta su come muoversi per essere il più efficienti possibili. C’è tanta ansia, rabbia ma anche determinazione negli sfollati a una manciata di ore da quel momento che hanno voluto dal giorno in cui se ne sono dovuti andare di corsa.

“Siamo pronti – afferma il presidente del comitato Franco Ravera -. Ciascuno di noi aspetta questo momento da tempo. Mia moglie ha passato intere notti a fare schemi di cosa prendere e dove trovarlo”.