La Consulta fa storia: via libera al riconoscimento di un figlio nato in PMA con due madri

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Storica sentenza della Consulta che ha stabilito incostituzionale vietare il riconoscimento di un figlio, nato in Italia grazie alla procreazione medicalmente assistita praticata all’estero, da parte di entrambe le madri di una coppia omosessuale. Ora i bambini di due donne nati da procreazione medicalmente assistita avranno due madri e potranno essere iscritti all’anagrafe come figli di entrambe.

La sentenza che – ribadiamo – è storica ha ritenuto “fondate” le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale di Lucca. “L’articolo 8 della legge sulla fecondazione assistita, la numero 40 del 2004, è costituzionalmente illegittimo nella parte in cui non prevede che anche il nato in Italia da donna che ha fatto ricorso all’estero, in osservanza delle norme ivi vigenti, a tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) abbia lo stato di figlio riconosciuto anche della donna che, del pari, ha espresso il preventivo consenso al ricorso alle tecniche medesime e alla correlata assunzione di responsabilità genitoriale”, si legge nel comunicato della Consulta.

Già nel 2024 il Tribunale di Lucca aveva rinviato alla Corte Costituzionale la questione del riconoscimento dei bambini nati in Italia e concepiti all’estero tramite fecondazione eterologa come figli di due madri. Un caso era stato sollevato anche nel 2023 dopo che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lucca, aveva presentato una richiesta di rettifica dell’atto di nascita di un minore chiedendo di cancellare la “madre intenzionale”. Secondo Rete Lenford, con la sentenza “E’ stato affermato un principio di civiltà giuridica nell’interesse di tutti i bambini contro una cultura legata a un unico modello di famiglia. E’ una sentenza storica che cambia la vita di tutte le donne che, con le compagne o le mogli, vogliono avere un figlio perché non dovranno più sottoporsi all’umiliante procedura di adozione”.