Mostro di Firenze: la Procura di Genova dice no alla revisione del processo Vanni


In sostanza, il parere del pm dovrà essere confermato dentro un “tempo astrattamente misurabile”, in base alla complessità del caso. Normalmente viene confermata la linea del pm, anche perché la richiesta è stata formulata su elementi già esposti e ritenuti non ammissibili nel 2004 proprio dalla medesima Corte d’Appello di Genova. Ne è convinto l’ex consulente di parte, documentarista e scrittore Paolo Cochi: uno dei massimi esperti italiani ed europei della vicenda “Mostro di Firenze”.
Cochi cosa ne pensa in proposito da ex-consulente di parte?
“Riguardo la richiesta di revisione non sono d’accordo, come ho detto in passato, in quanto io ho preso i mandati per difendere i parenti delle vittime e ora mi sarei ritrovato a difendere il condannato in via definitiva in palese conflitto di interessi con i parenti stessi. Assieme a un parente delle vittime abbiamo fatto una segnalazione alla Procura e all’ordine forense di disciplina, per presunte gravi irregolarità commesse dai legali. Irregolarità che a nostro avviso sono palesi. Sia deontologiche che penali, basti pensare che difendevano sia alcuni parenti delle vittime e contestualmente o poco dopo il condannato Mario Vanni. Un palese conflitto di interessi come la stessa pm Giunti scrive in una mail indirizzata a Mazzeo in cui sconsigliava di presentare la richiesta di accesso agli atti per la revisione a nome delle vittime e assassino, definendo ‘inopportuna ed incompatibile la richiesta’, e suggerendo di ripeterla solo a nome del parente del condannato. Infatti lo stesso avvocato delle vittime francesi Vieri Adriani si era espresso contrariamente, evocando invece l’ art 632 cpp che consente solo al Procuratore Capo e ai difensori del condannato di chiedere una revisione di un processo passato sino al terzo grado di giudizio”.
Ma la richiesta di revisione del processo Vanni a Genova è davvero un fatto nuovo, come è stato detto dai legali e da alcuni media e soprattutto contiene degli elementi veramente nuovi?
“No. Il tentativo giudiziario in corso è stato già intrapreso qualche anno fa dai legali Marazzita e Filastò, sempre elementi entomologici che retrodatano il delitto di Scopeti in base alle analisi delle foto delle larve presenti sui cadaveri, quindi non si tratta di una novità e lo stanno confermando i magistrati. Ma perchè la retrodatazione del delitto di Scopeti avrebbe inficiato il processo contro Vanni? Perchè questo dato rimetterebbe in discussione la testimonianza del ‘pentito’ Lotti. In quanto indicò come domenica 8 settembre la sera dell’omicidio e conseguentemente uno dei testimoni chiamati in correità avrebbe mentito. Ma ripeto è stata già chiesta e rigettata nel 2004; come volevasi dimostrare e come già anticipato da tempo. Tuttavia esprimo solidarietà ai Legali Mazzeo e Biscotti per aver riportato in auge una problematica scientificamente già affrontata sia da me che da altri colleghi in passato come Mario Spezi”.
E’ basata solo su questo punto la richiesta di revisione del processo Vanni?
“Questo è l’elemento cardine della ‘nuova’ richiesta di revisione a quanto ne so. Poi vi è da dire che già nel settembre 2015 fu fatto lo stesso esperimento (riportato su tutti i media nazionali) dalla dottoressa Lambiase, supportato da relazioni di medici legali quali: Marello, Bolino, Campobasso, Introna e Osculati. Grandi luminari che io ho fornito ai legali di Vanni, non autorizzandoli ad utilizzarli per la revisione. Questo lavoro documentaristico fatto da me, con elementi nuovi, sia fotografici che documentali lo inviai al professor Stefano Vanin su richiesta a me indirizzata, dai legali di Paolo Vanni e spedito dell’entomologo, che oggi ne ha rifatto la perizia oggetto della revisione. Quindi tutto ciò era già noto è pubblicato su un mio libro del 2016 oltre che sul documentario realizzato nel 2015 ed edito da Rtv38 nel 2017. Altri quotidiani riportarono questa notizia e si discusse per anni sul tema sia in tv che sul web, ma anche l’allora pm Canessa prese in carico questo lavoro scientifico aprendo un fascicolo. Sequestrando addirittura una mia trasmissione su Italia7 e Il libro. Quindi ritengo che il tema non sia oggetto di novità sia giuridica (sentenza di inammissibilita’ del 2004), sia giornalisticamente parlando: dati alla mano e per i pregressi tentativi fatti da altri”.
E ora l’indagine sul mostro si ferma?
“Per quel che mi riguarda sì, ho dato le dimissioni da consulente, anche se continuerò a fare il lavoro di documentarista essendomi occupato di vari cold case, con libri e documentari, quali il delitto Pasolini, via Poma, Meredith, il caso Narducci e vari altri argomenti, non solo crime. Il Mostro a livello investigativo è ‘finito’, si è perso l’ultimo treno; ne rimane solo l’ombra che aleggia su Firenze, forse in eterno. Finché qualcuno non si decida a parlare. Basta sentirlo e convocarlo, come è stato chiesto e suggerito dai legali delle vittime e da me alla Procura di Firenze da ben 5 anni”.