Obbligo vaccinale, Sileri favorevole, Miozzo: Va previsto per chi lavora a contatto con le persone

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Monta la polemica legata all’obbligatorietà del vaccino. Nel giorno in cui è previsto l’arrivo di 470mila dosi da distribuire alle regioni italiane – sempre che la neve non si metta di traverso e guasti i programmi – si infoltisce la fronda di coloro che si schierano a favore dell’obbligo vaccinale nel governo e tra gli addetti ai lavori. Dopo le parole di Zampa, Dadone e Renzi, l’ultima posizione che si registra è quella del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri secondo il quale “se nei prossimi mesi la campagna vaccinale non dovesse raggiungere i due terzi della popolazione, allora si dovrebbero prendere delle contromisure, come l’obbligatorietà”.

In un’intervista a La Stampa, Sileri torna sullo scetticismo diffuso tra certi operatori sanitari e sui casi di negazionismo registrati negli ultimi giorni. “Rispetto ai dubbi del personale sanitario metterei in dubbio la qualità del nostro sistema formativo – sostiene -. Avere dei no vax tra i medici equivale a un fallimento“. Soltanto ieri il viceministro aveva commentato i casi dei medici e degli infermieri restii a fare il vaccino in modo secco: “Hanno sbagliato lavoro”.

Altra posizione di un certo peso specifico favorevole all’obbligatorietà del vaccino registrata nelle ultime ore è quella di Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico scientifico, secondo cui per medici, infermieri e personale sanitario il vaccino anti-Covid deve assolutamente essere obbligatorio. “E lo stesso
deve valere
– spiega Miozzo in un’intervista rilasciata al Messaggero
– per chi lavora nelle residenze sanitarie, perché dobbiamo difendere gli anziani“.

“L’obbligo deve valere non solo per chi assiste gli ospiti, ma pure per chi entra a fare le pulizie – sottolinea il numero uno del Cts -. Io andrei anche oltre. Penso a tutte le strutture pubbliche, alle scuole, a chi lavora a contatto con molte persone. La via maestra è quella del convincimento. Ma in un ospedale non ci devono essere tentennamenti: se vuoi lavorare, devi vaccinarti“.

Miozzo ha poi fatto riferimento al passaporto sanitario che in un futuro prossimo potrebbe essere obbligatorio per tutti coloro che vogliono viaggiare: “In fondo, già oggi in alcuni Paesi non entri se non hai determinate vaccinazioni, dove sarebbe lo scandalo?”. E sul vaccino per le alte cariche dello Stato, la sua opinione è che bisognerebbe sempre vaccinare e proteggere chi ricopre incarichi di responsabilità.

Sicuramente dovrà essere la politica a decidere se passare all’obbligatorietà del vaccino o continuare sulla linea della forte raccomandazione affiancata da una campagna di comunicazione efficace (anche se per qualcuno ancora non si è vista). La Costituzione italiana prevede la possibilità di imporre trattamenti sanitari obbligatori alla collettività. In particolare, è l’articolo 32 che li autorizza, ma con due cautele, come sottolinea il costituzionalista Michele Ainis: «La vaccinazione deve essere prevista dalla legge e non deve infrangere il rispetto della persona umana».

Intanto, solo per fare un esempio, è notizia della tarda mattinata che solo due operatori su dieci nelle 85 Rsa di Pavia sono disposti a farsi vaccinare contro il Covid, un dato basso che preoccupa molto poco l’Ats. “Bisogna cogliere a pieno l’importanza di questo vaccino e gli operatori delle case di riposo non possono sfuggire a questo”, ha affermato la direttrice generale di Ats Mara Azzi alla Provincia pavese. “Non è pensabile che solo il 20% degli operatori delle Rsa voglia tutelarsi contro il virus – ha proseguito Azzi -. Quando si è a contatto giorno e notte con persone anziane e fragili ci sono i presupposti per pensare che nei loro confronti pesi un vero e proprio obbligo“.