Vajont, Mattarella alla commemorazione: “Rispettare l’ambiente come garanzia di vita”

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Appuntamento con la memoria – e con la storia – per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che oggi (9 ottobre) ha visitato i luoghi del disastro del Vajont.  “Occuparsi dell’ambiente e rispettarlo è garanzia di vita” sottolinea il capo dello Stato che conclude con un appello finale sull’archivio delle carte giudiziarie del processo Vajont affinché rimangano a Belluno: “è opportuno e doveroso che la documentazione del Processo rimanga in questo territorio. Quel che attiene alla memoria deve essere conservato nel luogo dove il disastro è avvenuto”.

Era la sera del 9 ottobre 1963, quando alle ore 22:39, una frana crollò dalle pendici del monte Toc e precipitò nel sottostante invaso del Vajont. Si sollevarono tre enormi onde, di cui una superò di 250 metri in altezza il coronamento della diga e in parte risalì il versante opposto distruggendo tutti i centri abitati lungo le sponde del lago nei comuni di Erto e Casso. La furia dell’acqua si riversò nella valle del Piave, distruggendo quasi completamente il paese di Longarone e i comuni limitrofi. Le vittime furono 1.910, di cui 1450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni.

Oltre a Mattarella, alla cerimonia di commemorazione era presente anche il governatore del Veneto Luca Zaia. Anche lui – come fatto dal Capo dello Stato – sottolinea le responsabilità di chi non ha prevenuto la catastrofe: “Non è stata una tragica fatalità. Il Monte si chiama Toc che in veneto vuol dire “pezzo” o qualcuno dice che può arrivare dal friulano ”patoc” che vuol dire “fradicio, marcio”. La storia della fragilità di questa montagna era conosciuta fin dall’inizio.”