Maxi operazione: 53 arresti e un quintale di droga sequestrata

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Ha coinvolto anche la Questura di Vicenza la maxi operazione antidroga che stamattina all’alba ha smantellato un’organizzazione criminale con base in Polesine. 53 gli arresti. Partita dalla Squadra Mobile di Rovigo, l’attività della Polizia di Stato ha permesso di sgominare un vasto traffico di stupefacenti con decine di arresti, il sequestro di un quintale di hashish e di due chili di cocaina. Un vicentino è stato posto agli arresti domiciliari presso una comunità terapeutica. Si tratta di Andrea Lorenzetti, 42 anni, nativo del veronese ma domiciliato a Vicenza. L’uomo in più occasioni avrebbe acquistato fra aprile e dicembre 2014 partite di hashish e cocaina dal capo della banda di “grossisti” di droga per poi rivenderle ai consumatori finali.

Le indagini hanno permesso di ricostruire una fitta rete di spaccio radicata principalmente nelle province di Rovigo, Verona, Padova e Mantova. In campo 360 agenti: le Squadre Mobili di Rovigo, coordinati dal dottor Bruno Zito, Verona, Padova, Mantova, Ferrara, Bologna, Arezzo, Ravenna, Vicenza, Varese, Aosta, nonché i Reparti Prevenzione Crimine del Veneto, dell’Emilia-Romagna Occidentale e Orientale, della Lombardia, che si sono avvalsi di otto cani antidroga e un elicottero del X° Reparto Volo di Venezia, il tutto sotto il diretto coordinamento del Servizio centrale operativo della Direzione centrale Anticrimine del ministero dell’Interno.

53 le misure cautelari cui la Polizia sta dando seguito: 18 in carcere, 15 agli arresti domiciliari, 20 obblighi di presentazione a carico di cittadini italiani e magrebini, cui vanno aggiunti 73 decreti di perquisizione.

L’operazione, durata un anno e mezzo, è stata coordinata dal sostituto procuratore Sabrina Duò del Tribunale di Rovigo, e ha preso le mosse dal controllo di un marocchino, residente in provincia di Rovigo, molto attivo nello spaccio di cocaina. Si tratta di Laaloul Ahmed, 36 anni, detto “il nero” perché agiva solo di notte, che operava fra Legnago e Roverchiara nel veronese. La sede dello smercio era un rudere a Carpi di Villa Bartolomea, sempre nel veronese.