Coronavirus: record di guariti e l’Italia pensa alla fase 2, ma l’Oms frena gli entusiasmi

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Ieri è stato il giorno in cui l’Italia ha fatto segnare il record di guariti: 2.099 nelle ultime 24 ore. Il nuovo bilancio della Protezione civile sull’emergenza coronavirus conferma il trend positivo dei dati. L’incremento delle vittime è sceso per il quarto giorno consecutivo ed è il secondo più basso dal 10 marzo, fermandosi a 542. Diminuiscono anche i ricoveri in terapia intensiva: 99 in meno rispetto a martedì.

Continua anche la discesa del numero complessivo dei ricoverati negli ospedali: martedì erano 258 in meno, ieri 233 in meno. Numeri rafforzati da quelli sui tamponi effettuati, visto che questi ultimi stanno aumentando giorno dopo giorno e ieri hanno superato quota 50mila. Complessivamente però i malati sono 95.262, con un incremento rispetto a martedì di 1.195.

E alla luce di questi lievi segnali di miglioramento, l’Italia inizia a guardare alla “Fase 2” dell’emergenza coronavirus e Confindustria va in pressing. La richiesta al governo è quella di riprendere a produrre il prima possibile, con un tabella di marcia che consenta una riapertura ordinata e in sicurezza. In prima fila a chiederlo ci sono gli industriali di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. Il rischio se non si riaprirà a breve, dicono, “è che l’Italia spenga definitivamente il motore”.

Del resto secondo l’ultimo rapporto Svimez, il lockdown per l’emergenza coronavirus costa all’Italia circa 47 miliardi di euro al mese: 37 “persi” al Centronord, 10 al Sud. Si tratta di 788 euro pro capite al mese nella media italiana: 951 euro al Centronord contro 473 euro al Sud. Al momento il 50% degli impianti italiani è fermo.

Ma l’Oms frena gli entusiasmi: “Non siamo in una diminuzione netta, pensare di ripartire è difficile”. Il vicedirettore dell’Oms, Ranieri Guerra, è chiarissimo: abbandonare le misure di contenimento sarebbe “deleterio, la curva sta diminuendo ma può risalire con nuovi focolai” e questo “vanificherebbe tutti i sacrifici fatti finora. E’ il momento di serrare le file”. Che nel linguaggio degli scienziati significa è troppo presto per riaprire.

Una posizione condivisa in pieno dal ministro della Salute Roberto Speranza, che, stando a quanto fanno trapelare fonti a lui vicine, sta facendo “opera di persuasione” per invitare alla cautela anche per quanto riguarda la riapertura delle sole attività produttive. Linea diametralmente opposta a quella di Italia Viva che, in scia alla richiesta che arriva da Confindustria, chiede di rimodulare le misure per consentire all’economia di ripartire. Tensioni che Conte dovrà sciogliere entro sabato per varare il nuovo Dpcm.

Intanto il “decreto imprese” è stato pubblicato nella notte in Gazzetta Ufficiale ed è quindi entrato in vigore. Contiene misure sulle garanzie statali al credito alle imprese, il rinvio di alcune scadenze fiscali, l’estensione delle norme del golden power e la proroga dei termini processuali.

E il presidente dell’Abi Antonio Patuelli annuncia che, dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del “decreto imprese”, già da oggi le banche potranno fornire liquidità alle imprese. “Abbiamo lavorato tutta notte al testo del decreto – ha detto a “Radio Anch’io” – per poter inviare alle banche la circolare applicativa”. In questo modo le banche possono “subito avere elementi per applicare la norma che prevede garanzie pubbliche”.