Luca Valente mette in vendita biblioteca e archivio: “Scrivere di storia? Esperienza chiusa”

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Una parte della biblioteca storica di Luca Valente

«Non dimentico né rinnego. Ma, sì, è un’esperienza chiusa». Così, contattato, l’ex firma della storiografia scledense e vicentina, Luca Valente, spiega la decisione di mettere in vendita la propria biblioteca privata di storico e il proprio archivio, entrambi accumulati in almeno un decennio di ricerca attiva e ancora più di personale passione.

L’avviso, le modalità, i possibili acquirenti

Una decisione che si è concretizzata formalmente quest’estate, quando Valente ha postato due volte sul proprio profilo Facebook un avviso che fin’ora – dichiara all’Eco Vicentino – non ha però prodotto più di una decina di contatti e alcuna azione concreta.

Pertanto la biblioteca rimane al momento ancora lì, intatta, forte di «più di settecento volumi», «migliaia» di documenti d’archivio e «centinaia» di fotografie raccolti e poi in parte utilizzati per le proprie pubblicazioni. Libri e documenti che andranno venduti in blocco unico: l’autore non ha intenzione di dividerli nemmeno dopo la loro vendita e spera che, così uniti, potranno tornare utili a uno studioso o un appassionato quanto lo sono stati a lui; oppure anche a più studiosi e più appassionati, se a comprarli fosse un ente o un’associazione che intenda poi metterli a disposizione del pubblico per la consultazione. Fino ad adesso sembrano latitare invece gli istituti pubblici, che un po’ per il possibile possesso di almeno una parte dei volumi e un po’ perché la congiuntura economica non è di questi tempi rosea per nessuno – ipotizza Valente a specifica domanda – potrebbero finire col lasciare spazio ai soggetti prima menzionati.

«Un’esperienza meravigliosa che non ha altro spazio nella mia vita»

Un’esperienza, dunque, questa della ricerca storiografica, che ha tenuto occupato Valente, classe 1973, per un decennio e più dalla seconda metà degli anni Novanta al 2011 e che si è accompagnata anche all’attività giornalistica. Ma la vendita della biblioteca sancisce un definitivo «addio alla storia, che non ha altro spazio nella mia vita. Rimane un’esperienza meravigliosa» che ha fruttato, oltre a tutto il lavoro pubblicistico, anche una quindicina di volumi – come lo stesso Valente scrive nel suo post – che vanno dalla ristampa in tre tomi della sua tesi di laurea del 1999 con il titolo complessivo di Una città occupata a Schio: la verità sull’8 settembre, appunto del 2011.

L’addio ha dunque richiesto il suo tempo: sei anni sono passati da quando Valente pubblicò Vite terrene, vita nell’aldilà in collaborazione con Sabrina Dal Molin, e il romanzo – questo sì, di ambientazione ancora storica – Indagine 40814; sei anni sono intercorsi tra quei momenti e la decisione di cedere a un altro la base di ogni sua passata – e futura, si badi – ricerca storiografica sui temi già percorsi. «È passato tanto tempo – spiega Valente – perché vi ero ancora legato, la biblioteca era l’unica cosa tangibile di quel periodo storico e prima non me ne sarei potuto separare».

Una valutazione «negativa»

Nel suo sito personale Valente descrive con queste parole la delusione ultima che lo ha colto nel valutare i risultati concreti della propria attività storiografica: «Non si può negare che su un piano oggettivo avessi ampliato le informazioni relative a quel periodo storico, in particolar modo sull’occupazione tedesca nel Nord Italia, ma il mio sforzo era stato fonte di un qualche progresso umano? La risposta che sento di dare, purtroppo, è negativa».

Alla richiesta di delucidazioni su questa frase, Valente risponde che la ricerca storiografica, per quanto bene possa essere condotta, ha il difetto di portare sempre a ulteriori divisioni nella società: «il mio lavoro voleva essere oggettivo e creare un passato comune, invece creava fossati», dice. Una prospettiva che ormai gli appare «ingenua» e «idealistica», da che invece il problema – spiega l’ex storico – sta nella tendenza frequente, da parte di chi della storia usufruisce partendo dalle proprie convinzioni personali, a «oggettivare la realtà soggettiva» e a «tirare lo storico per la giacca». Una cosa, questa, che va oltre il normale e sano dibattito cui lo storico non può né deve sottrarsi; una cosa di cui, però, lo scrittore si è stancato ormai tempo fa, finendo col chiudere quell’enciclopedia sulla seconda guerra mondiale che racconta di aver aperto da bambino e dedicarsi invece ad altri orizzonti e ad altri generi di scrittura: «il mio attuale centro di ricerca sono l’uomo e l’essere umano» – spiega – che rappresentano un argomento «più arricchente».

Un sito trasformato

Nel frattempo anche gli articoli da lui scritti negli anni a carattere storiografico sono spariti dal sito personale dove erano stati condivisi: un sito che rimane, ma dalla veste ora completamente diversa da quella di qualche tempo fa. Dall’anno scorso, infatti, questo spazio virtuale ha cambiato veste e contenuti: «per quattro anni ho lasciato sulla home page del mio sito un avviso che annunciava la prossima scomparsa dei miei articoli, invitando gli utenti a copiarli». Alcuni articoli sono stati ripresi da altri siti e si trovano dunque ancora disponibili in rete, per quelli che non lo fossero l’ex storico si mette a disposizione, nei limiti del possibile, a farli avere agli interessati che dovessero contattarlo per questo.

Chi volesse contattare Luca Valente perché interessato alla sua biblioteca può utilizzare la mail da lui stesso diffusa: lucavalente@lucavalente.it

 

di Alessandro Pagano Dritto (Twitter: @Ale_Pag_)