Colpo di Stato in Sudan: dopo 30 anni al potere si dimette Omar Al Bashir

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Colpo di Stato in Sudan, dove l’esercito, dopo mesi di proteste, ha circondato con uomini e mezzi il palazzo presidenziale e fatto irruzione nella sede dell’emittente radiotelevisiva di Stato annunciando a breve un messaggio alla nazione. Il presidente Omar Al Bashir al potere da 30 anni, si è dimesso, funzionari del governo sudanese sono stati arrestati e l’esercito è pronto alla formazione di un governo di transizione. I soldati, inoltre, hanno chiuso l’aeroporto di Khartoum e controllano le principali arterie della capitale. La svolta è avvenuta al quinto giorno di un sit in di protesta di migliaia di persone. La ‘Reuters’ riporta testimonianze che parlano di veicoli militari che hanno preso il controllo delle strade chiave e dei ponti di Karthoum, mentre la gente in strada ha iniziato a cantare: “Bashir è caduto, ce l’abbiamo fatta”.

Le proteste sono iniziate a dicembre dell’anno scorso. Migliaia di sudanesi, dopo aver passato mesi in fila per chiedere pane, gas e anche soldi, hanno iniziato ad alzare la testa e a dire basta al regime autoritario del 75enne presidente. Da allora non si sono più fermati.

“Chiediamo al nostro popolo di tutta la capitale e della regione circostante di recarsi immediatamente nell’area del sit-in e di non andarsene da lì fino alla nostra prossima comunicazione”, ha detto la ‘Sudan Professionist Association’ che, ha organizzato le proteste. L’associazione è stata fondata 7 anni fa da circa 200 docenti universitari a sostegno di imprenditori e professionisti.

Intanto il Sudan ha già la sua eroina. Si chiama Alaa Salah, una 22enne studentessa di architettura a Karthoum, ha raccontato al Guardian di aver partecipato alle proteste anti-Bashir sin dall’inizio, ormai tre mesi fa, sotto l’onda di una pesante crisi economica, “perché i miei genitori mi hanno insegnato ad amare il mio paese”. Soprannominata ‘Kandaka’, che significa ‘Regina nubiana’, è stata immortalata in un video pubblicato su Twitter, che finora ha ottenuto centinaia di migliaia di visualizzazioni. Il giorno del video diventato virale è iniziato con la lettura in piazza di un poema rivoluzionario, che recitava: “I proiettili non uccidono, quello che uccide è il silenzio”. Versi molto popolari e già scanditi nelle proteste dell’anno scorso e durante le rivolte del 2013.