Golpe in Gabon: i militari annullano le elezioni, che avevano riconfermato Ali Bongo Ondimba

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Colpo di Stato in Gabon. Con un annuncio sul canale televisivo statale Gabon 24, un gruppo di militari ha annunciato l’annullamento delle elezioni e lo scioglimento di “tutte le istituzioni della Repubblica” del paese dell’Africa centrale.

Il comunicato letto in tv. Dopo aver constatato “un governo irresponsabile e imprevedibile che provoca un continuo deterioramento della coesione sociale che rischia di portare il Paese nel caos, abbiamo deciso di difendere la pace ponendo fine all’attuale regime”, ha detto uno dei soldati parlando a nome del “Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni”.

L’autorità elettorale nazionale aveva da poco annunciato la rielezione per il terzo mandato del presidente Ali Bongo Ondimba, al potere da 14 anni (ma la sua famiglia è al potere da oltre 50 anni), con il 64,27% delle preferenze. Bongo ha battuto il suo principale rivale Albert Ondo Ossa, che ha ottenuto solo il 30,77% dei voti, mentre gli altri 12 candidati hanno raccolto scarsi consensi, come ha comunicato il presidente del Centro elettorale gabonese (Cge) Michel Stéphane Bonda. L’affluenza alle urne è stata del 56,65%.

Insofferenza contro la Francia dietro il golpe? Come il Niger, teatro di un capovolgimento di potere appena un mese fa, anche il Gabon è un’ex colonia francese, indipendente dal 1960. Situato sulla costa occidentale dell’Africa, a sud del Camerun, non fa parte, a differenza del citato Niger dell’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale. Già nel 2019 fu teatro di un tentativo di colpo di Stato, allora sventato in un solo giorno.

Il colpo di stato stupisce perché il Gabon, dove la lingua ufficiale è proprio il francese, è considerato uno dei Paesi più stabili dell’Africa. Con poco più di 1 milione e 400mila abitanti, ma con all’interno 40 etnie, è uno dei Paesi più ricchi dell’Africa, grazie alle sue preziose risorse naturali, come i legnami pregiati, anche se l’economia dipendente soprattutto dallo sfruttamento dei giacimenti di petrolio, che costituisce quasi l’80% del valore delle esportazioni. Tuttavia secondo la Banca Mondiale, un terzo della sua popolazione vive in condizioni di estrema povertà.