Teheran: Khamenei torna a parlare in pubblico dopo 8 anni e ‘benedice’ l’attacco agli Usa

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L’ayatollah Khamenei torna a parlare in pubblico dopo 8 anni davanti ad una folla a Teheran, ribadendo che i funerali del generale Soleimani e l’attaccato alle basi americane: “hanno mostrato il potere di una nazione che ha dato uno schiaffo agli Usa”.

“Il presidente terrorista dell’America”, Donald Trump “ha commesso il crimine” di uccidere il generale iraniano Qassem Soleimani “non nel campo di battaglia, ma in modo vigliacco”. Soleimani “combatteva nelle prime linee contro i terroristi dell’Isis. Era il più importante comandante nei combattimenti contro l’Isis in Siria e in Iraq ma gli americani non hanno avuto il coraggio di affrontarlo sul campo di battaglia e lo hanno ucciso mentre era in vista a Baghdad dietro invito del governo iracheno”, ha rimarcato Khamenei.

La “tragedia amara” dall’abbattimento dell’aereo ucraino a Teheran
“non deve oscurare il sacrificio di Soleimani”, ha poi sottolineato la Guida suprema iraniana. Il suo l’intervento è stato trasmesso in diretta dalla Tv di stato. Khamenei, parlando dello scontro tra Iran e Stati Uniti, l’ha paragonato alla “resistenza opposta da Mosé ai Faraoni” egiziani, superpotenza dell’epoca.

Intanto è giallo sugli 11 soldati americani ricoverati in ospedale dopo avere accusato sintomi di commozione cerebrale ad alcuni giorni dall’attacco missilistico iraniano alla base irachena di Al-Asad nonostante il Pentagono avesse fatto saper che dopo il raid nessun militare era rimasto ferito. Un portavoce ha poi precisato che “La procedura standard prevede che tutto il personale presente sul luogo di una esplosione venga sottoposto a screening per lesioni cerebrali traumatiche”.

Otto delle persone ferite sono state trasportate al Landstuhl Regional Medical Center in Germania e tre sono state inviate a Camp Arifjan in Kuwait per “accertamenti”.  “Tutti i soldati nelle immediate vicinanze dell’esplosione – ha aggiunto il portavoce- sono stati visitati e valutati secondo la procedura standard, secondo il Dipartimento della Difesa. Se saranno ritenuti idonei al servizio dopo lo screening, torneranno in Iraq”.