Applausi e standing ovation per Draghi a Rimini: “L’Italia ce la farà con qualsiasi politica”

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Applausi, standing ovation e forse già un po’ di nostalgia. Mario Draghi è stato accolto così al Meetingi di Rimini. Circa alle 12 di oggi (24 agosto) il premier in carica è salito sul palco da dove ha affrontato diversi temi: dall’economia italiana e europea fino alle elezioni politiche del 25 settembre; dal covid ai giovani. Spazio anche alla guerra in Ucraina. Insomma, è un Draghi che non lascia nulla al caso al ritorno in pubblico dopo diverso tempo vissuto dietro le quinte.

“L’economia internazionale è in peggioramento e questo peggioramento ha cominciato a colpire il nostro Paese” ha detto Draghi nel corso del suo intervento, aggiungendo che “La politica economica che abbiamo seguito in questi mesi ci mette però su basi solide e mostra un possibile percorso da seguire: crescita economica, giustizia sociale, sostenibilità dei conti pubblici sono compatibili tra loro e rafforzarsi a vicenda”. Secondo il presidente del Consiglio, dunque, “L’Italia ha bisogno di un’Europa forte tanto quanto l’Europa ha bisogno di un’Italia forte”. Una frase carica di significato ed effetto che ha fatto partire gli applausi dei presenti.

Poi il discorso si è spostato sui giovani e sulle prossime elezioni politiche. “Voi giovani vivete la politica come ideali da condividere, impegno sociale per la loro affermazione e la testimonianza di una vita coerente con questi ideali. Voi insieme combattete, sperate e costruite, ecco perché questo vostro entusiasmo oggi mi colpisce molto, voi siete la speranza della politica” ha sottolineato Draghi parlando poi delle future sfide: “Chiunque avrà il privilegio di guidare il Paese saprà preservare lo spirito repubblicano che ha animato dall’inizio il nostro esecutivo”. Qualcuno però non ha ancora digerito la caduta del governo. Su Twitter il segretario del Partito Democratico Enrico Letta parla di “grande orgoglio italiano ed europeo a Rimini”. E lancia una stoccata ai suoi avversari: “Penso che Salvini, Berlusconi e Conte si sono aggiunti il 20 luglio a Meloni per farlo cadere”.