Conte dice no ad un nuovo lockdown. Sì ad un Mattarella ‘bis’

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Giuseppe Conte a ruota libera alla festa de il Fatto Quotidiano. Ha risposto alle domande su tutti i fronti, ha rivelato che avrebbe visto bene Mario Draghi alla presidenza della Commissione Europea e che non gli dispiacerebbe una rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica.

Sul fronte della pandemia Covid-19 si è detto fiducioso: “penso a misure circostanziate. Il governo non ha mai aperto alle discoteche, contrariamente a quanto s’è detto. Poi le regioni le hanno riaperte”. E per quanto riguarda gli stadi ha evidenziato che “nello stadio l’assembramento è inevitabile, dentro, come entrando e in uscita: l’apertura la trovo inopportuna”.

Quanto all’attuale aumento dei contagi, il premier esclude un nuovo lockdown. “Abbiamo un sistema di monitoraggio elevato e possiamo affrontare l’autunno con fiducia, senza un nuovo lockdown. Siamo nelle condizioni di attuare, se ce ne sarà bisogno, chiusure mirate e circostanziate”, sottolinea Conte che, sul record di contagiati di ieri dice: “Si trascura il numero di tamponi. E’ chiaro che se facciamo più tamponi scopriamo più contagiati, la cosa è fisiologica. Il numero è cresciuto, ed è l’effetto dei contagi agostani. Ma voglio dire che, ancora una volta, noi italiani ci dimostriamo responsabili e disciplinati rispetto ad altri paesi”.

E sulla manifestazione di oggi dei ‘negazionisti’ a Roma dice: “Noi vogliamo gestire una pandemia in corso, una pandemia che è ancora in corso. Oggi c’è una manifestazione a Roma di persone che pensano che non esiste. A loro rispondiamo con i numeri. Punto”.

Per la riapertura della scuola, ha sottolineato il capo del Governo, “il distanziamento è il problema più grosso” sul quale ci si sta confrontando tanto che una parte dei 7 miliardi investiti sulla scuola “è destinata a questo”. Conte ha sottolineato: “C’è un grande sforzo collettivo, formidabile, che coinvolge gli enti locali e il governo, e che, unico in Europa fornirà 11 milioni di mascherine”, ha aggiunto.

Tra i temi toccati dal premier, anche il Recovery fund e il Mes. “L’Italia – ha dichiarato – non ha mai avuto 209 miliardi da spendere, neppure con il Piano Marshall” e questa “è una sfida storica, ne va della credibilità dell’Italia in Europa. E’ la ragione per cui in agosto abbiamo lavorato tanto per il Recovery Fund”, con tantissimi progetti che oggi stiamo selezionando evitando la “parcellizzazione”.

Quanto al Mes, su cui ieri è tornato a insistere il segretario Pd Nicola Zingaretti, Conte ha affermato: “Non bisogna pensare che chiedendo 36-38 miliardi verranno investiti tutti nella Sanità. La nostra finanza pubblica andrebbe a rotoli. Se avremo bisogno di ulteriore finanza, in particolare per la Sanità, andrò in Parlamento” e ne discuteremo “nell’interesse generale”.

Il presidente del Consiglio ha poi rivendicato per sé, la scelta dei vertici dei servizi segreti: “del comparto intelligence risponde il presidente del Consiglio”, e “ho ritenuto prendermi questo dossier in mano”, ha detto, e ha puntualizzato: “Noi non abbiamo allungato il mandato dei direttori. Oggi la norma prevede che siano nominati per 4 anni” e “ho detto che questo crea un problema a me e a quelli che verranno,” perché “chi arriva non conosce bene quelle persone, con le quali c’è un vincolo fiduciario”. Quel rinnovo una “sola volta può essere penalizzante soprattutto in un momento di emergenza”. L’Intelligence, ha evidenziato il premier, “ci ha aiutato per le attrezzature mediche” durante l’emergenza covid e grazie ai servizi “non siamo incappati in decine di truffe”. In “un momento di crisi non vado a modificarne l’assetto”.

Infine il focus sulla legge elettorale: ” a me la sfiducia costruttiva piace molto. Se si arriva alle preferenze, non la vedo negativa. Il principio mi piace”.

Il presidente del Consiglio ha poi escluso che il risultato delle elezioni regionali possa avere conseguenze sul governo: “abbiamo la prospettiva a livello nazionale per la ricostruzione. Una grande responsabilità, non potremmo interrompere questo lavoro”, ha affermato il premier. “Quando si parla di opposizione si parla di tre partiti di centrodestra con esponenti dai temperamenti diversi. Con Fi il dialogo è costante e molto istituzionale e rispetto dei ruoli, con Meloni anche. Con Salvini invece quando lascio un messaggio non vengo richiamato…”, ha concluso Conte.