Contestata la ministra Roccella agli Stati generali. Solidarietà da Meloni e Mattarella

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Urla, qualche cartello e anche alcuni momenti di tensione. Non è andato come – forse – si credeva l’intervento della ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, agli Stati generali della natalità all’Auditorium della Conciliazione di Roma. Un gruppo di giovani l’ha interrotta appena iniziato a parlare al grido di “Sul mio corpo decido io” e “Vergogna, vergogna”, mostrando dei cartelli. La ministra, dal canto suo, ha cercato di riportare tutti alla calma e dal palco ha precisato: “Nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne, anzi siamo qui proprio perché oggi le donne non decidono fino in fondo del proprio corpo”.

La contestazione è partita praticamente subito, come se fosse premeditata. E così, in fondo, deve essere stato. A contestare Roccella è stato un gruppo di studenti. Non appena ha preso la parola sono partiti fischi e cominciate le urla che hanno impedito che svolgesse il suo intervento. A quel punto la ministra si è rivolta ai manifestanti: “Nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne” ha detto.  Ma la protesta è proseguita, una delle manifestanti ha parlato al microfono salvo poi essere interrotta dall’organizzatore Gigi De Palo. Quindi mentre la contestazione proseguiva proprio De Palo ha deciso di dare la parola ad altri ospiti, posticipando l’intervento della Roccella che ha abbandonato prima il palco e poi l’Auditorium.

Dopo il caos, piena solidarietà alla ministra è stata manifestata dalla premier Giorgia Meloni – prima – e dal presidente Sergio Mattarella poi. “Responsabile – sottolinea Meloni su X – è un gruppo di contestatori che si riempiono la bocca delle parole libertà, rispetto e autodeterminazione delle donne, ma poi amano la censura e impediscono ad una donna di parlare perché non ne condividono le idee. Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano il coraggio di esprimere solidarietà e di condannare, senza se e senza ma. È ora di dire basta”.