I giudici liberano l’imam di Torino, il Viminale valuta il ricorso. Ira di Meloni: “Così è impossibile difendere la sicurezza”

Il centrodestra insorge. Su tutte le furie la premier Giorgia Meloni: “Parliamo di una persona che ha definito l’attacco del 7 ottobre un atto di “resistenza”, negandone la violenza. Che dalle mie parti significa giustificare, se non istigare, il terrorismo – ha sottolineato Meloni -. Qualcuno mi può spiegare come facciamo a difendere la sicurezza degli italiani se ogni iniziativa che va in questo senso viene sistematicamente annullata da alcuni giudici?”. Il capogruppo di Fdi alla Camera Galeazzo Bignami si è scagliato contro i “magistrati politicizzati”. Il ministro Matteo Salvini ha parlato anche lui di “ennesima invasione di campo di certa magistratura ideologizzata e politicizzata”, Maurizio Gasparri (Fdi) di “toghe irresponsabili”, Mariastella Gelmini (Noi Moderati) di “decisione incomprensibile”, Carlo Fidanza (Fdi) di “sentenze vergognose”. Secondo il ministero dell’interno, oltre a quelle frasi sul 7 ottobre pronunciate a quel comizio c’era dell’altro: la progressiva “radicalizzazione” di Shahin e i suoi contatti con due persone (una delle quali deceduta) di sospette simpatie jihadiste”.
La Corte ha invece recepito la descrizione fatta dagli avvocati difensori del religioso. L’imam, che ha 45 anni ed è di origini egiziane, è in Italia da un ventennio. A Torino opera in prevalenza nel quartiere multietnico di San Salvario dove è molto conosciuto. Sostengono sia “perfettamente integrato”, “completamente incensurato” e svolga attività di educazione civica (fra cui la divulgazione della Costituzione italiana tradotta in arabo per la comunità islamica). Inoltre, i suoi legali hanno più volte fatto presente che in Egitto “rischia la vita” in quanto oppositore del governo.