Nuove tensioni nel governo giallo-verde: non solo migranti, ma anche Autonomie e Flat tax

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Non c’è solo la questione migranti a surriscaldare gli animi all’interno del governo giallo-verde. A Palazzo Chigi, nella serata di ieri, è andata in scena l’ennesima riunione-fiume sulle Autonomie. Il fronte del dialogo pare essersi ampliato, così come i tempi che, quindi, restano lunghi. I nodi da sciogliere sono numerosi e la possibilità che la riforma sia emendabile in Parlamento ormai viene presa in considerazione anche dalla Lega.

Alla riunione, nella quale non sono stati affrontati temi strettamente finanziari, vista anche l’assenza del ministro dell’Economia Giovanni Tria (impegnato all’Eurogruppo) è emersa la questione Scuola.

La possibilità delle assunzioni dirette dei docenti e di fare concorsi regionali trova un muro, oltre che nei sindacati, anche nel M5S, secondo cui così si creano “scuole di sera A, B e C”. E il sottosegretario Salvatore Giuliano ricorda ai leghisti come la norma sia incostituzionale: già nel 2013, infatti, la Consulta bocciò la proposta contenuta in una legge regionale lombarda.

Più malleabile, invece, l’intesa sulle concessioni di Autostrade e Ferrovie. Le grandi reti di trasporto, spiegano dal Mit, dovrebbero restare nazionali così come la proprietà degli asset e su un punto il M5S non transige: i livelli essenziali di prestazione vanno garantiti a tutti. Giovedì, alle 8:30, Conte, Lega e M5S si rivedranno, nella speranza che si riesca a fare qualche passo avanti verso la soluzione definitiva.

“Si deve fare ma si deve fare bene”, sottolinea Luigi Di Maio mentre sulla Lega è costante il pressing dei governatori del Nord e anche di una parte di FI. Giovedì nel Cdm previsto in mattinata è verosimile che Salvini voglia un’accelerazione formale sulla nomina del nuovo ministro Affari Ue.

Ma il pressing del Carroccio è anche sul decreto sicurezza bis sul quale, tuttavia, si rischia uno slittamento dei termini per gli emendamenti previsto per oggi alle 15:00. Lo scoglio più alto da superare è l’inasprimento delle sanzioni per le navi che soccorrono, voluto dalla Lega e non dal M5S.

E poi c’è la Flat tax (al 15%, per il ceto medio), che Salvini promette da tempo agli italiani e sulla quale il vicepremier difficilmente ammetterà deroghe.

Ma a mettere i bastoni tra le ruote a Salvini le dichiarazioni del ministro dell’Economia Giovanni Tria: “Sono sempre stato convinto che l’imposizione fiscale vada riequilibrata riducendo la fiscalità diretta a favore delle imposte indirette”, spiega Tria da Bruxelles, accennando ad un tema non nuovo dalle parti del governo: in sostanza per fare la flat tax, si rischia di dover aumentare l’Iva.