Nuove tensioni nel governo giallo-verde per il ritorno delle “vecchie” Province

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Nuove tensioni nel governo giallo-verde e questa volta pomo della discordia è il ritorno delle “vecchie” Province, svuotate dalla riforma Delrio nel 2014. Ad aprire il dibattito un’anticipazione del Sole 24 Ore, secondo cui il ritorno all’elezione diretta di circa 2.500 presidenti e consiglieri provinciali serbeb contenuto nell’ultima bozza delle linee guida per la riforma degli enti locali cui stanno lavorando M5s e Lega.

Dal suo profilo Facebook Luigi Di Maio tuona: “Questa storia delle Province mi sembra assurda. Io altre 2.500 poltrone in più dove i partiti possono piazzare i loro amici non le voglio. E’ una cosa che non permetteremo. Non mi va giù”. “Al governo siamo in due, le cose si fanno in due e sono sicuro che riusciremo a trovare un punto di incontro”, aggiunge il titolare del Lavoro.

Ma Matteo Salvini non è d’accordo e controbatte: “Se Luigi Di Maio mi spiega chi sistema le scuole e le strade andiamo d’amore e d’accordo. Poi i Cinque Stelle si mettano d’accordo con se stessi, perché altri viceministri dei 5 Stelle stanno lavorando per dare forza alle province”. Secondo il vicepremier, che ha parlato da Paderno Dugnano (Milano) per un comizio a sostegno del candidato sindaco Gianluca Bogani, quella sulle province “è l’ennesima situazione in cui i 5 Stelle devono decidere tra sì, no e forse”.

Da Pechino, dove si trova per il Forum sulla Via della Seta, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha invece preso tempo: “Affronteremo” il tema “quando ritorneremo”.

La discussione su Province e Città metropolitane è rientrata dalla finestra, dopo l’abolizione sancita nel 2014, mercoledì, quando giura chi c’era al tavolo: “C’è stata un’ampia condivisione sul superamento della situazione attuale” e nemmeno dai Cinque Stelle sarebbero arrivate obiezioni.

La proposta è più articolata e complessa di quanto si pensi: oltre a rianimare le elezioni provinciali abolite nel 2014, va oltre. Il consiglio provinciale non cancellerebbe l’assemblea dei sindaci, cioè l’organo di secondo livello votato dagli amministratori locali del territorio e non dai cittadini, creato dalla riforma Delrio. Inoltre le Province tornerebbero a vivere anche nei territori delle Città metropolitane, affiancate dagli organi della Città che si limiterebbero alle zone davvero metropolitane. Un intreccio non chiarissimo, che avrà bisogno di parecchie modifiche per evitare rischi di sovrapposizione evidenti.