Sergio Mattarella ricorda Don Milani: “La scuola è di tutti”

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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Barbiana,depone un cuscino di fiori sulla lapide don Lorenzo Milani (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Il Presidente della Repubblica nella giornata di sabato 27 maggio, ha parlato a Barbiana località del comune di Vicchio nel fiorentino, per celebrare i cento anni dalla nascita di Don Lorenzo Milani: il grande educatore. Sergio Mattarella ha esordito dicendo: “La scuola è di tutti. La scuola deve essere per tutti. Spiegava don Milani, avendo davanti a sé figli di contadini che sembravano inesorabilmente destinati a essere estranei alla vita scolastica: ‘Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo di espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose’. Impossibile non cogliere la saggezza di questi pensieri. Era la sua pedagogia della libertà”.

Barbiana. In questa località il priore, autore di “Lettera a una professoressa”, fondò nel 1954 una scuola per insegnare con un metodo pedagogico innovativo ai bambini della zona. Mattarella ha aggiunto: “Mai mettere a tacere qualcuno, tantomeno un libro. La scuola di Barbiana durava tutto il giorno. Cercava di infondere la voglia di imparare, la disponibilità a lavorare insieme agli altri. Cercava di instaurare l’abitudine a osservare le cose del mondo con spirito critico. Senza sottrarsi mai al confronto, senza pretendere di mettere a tacere qualcuno, tanto meno un libro o la sua presentazione. Insomma, invitava a saper discernere”.

Le altre parole del Capo dello Stato. Sergio Mattarella ha poi sottolineato: “La scuola, in un Paese democratico, non può non avere come sua prima finalità e orizzonte l’eliminazione di ogni discrimine. ‘Lettera a una professoressa’ ha rappresentato una lezione impartita a fronte delle pigrizie del sistema educativo e ha spinto a cambiare, ha contribuito a migliorare la scuola nel mezzo di una profonda trasformazione sociale del Paese. Ha aiutato a comprendere meglio i doveri delle istituzioni e sollecitato a considerare i doveri verso la comunità. Sempre più insegnanti hanno lavorato con passione per attuare i nuovi principi costituzionali. Perché a questo occorre guardare. La scuola è di tutti. La scuola deve essere per tutti”.

“Don Milani invitava a saper discernere”. Poi il Presidente della Repubblica ha detto: “Quel primato della coscienza responsabile, che spinse don Milani a rivolgere una lettera ai cappellani militari, alla quale venne dato il titolo ‘L’obbedienza non è più una virtù’ e che contribuì ad aprire la strada a una lettura del testo costituzionale in materia di difesa della Patria per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza. Padre David Maria Turoldo, amico di don Milani, disse di lui che ‘diventando disobbediente’ in realtà obbediva a principi e regole ancora più profonde e vincolanti. Non certo a un capriccio o a una convenienza. Non c’era integralismo nelle sue parole, piuttosto radicalità evangelica”.

“Aveva un senso fortissimo della politica don Lorenzo Milani”. Sergio Mattarella ha concluso: “Se il Vangelo era il fuoco che lo spingeva ad amare, la Costituzione era il suo vangelo laico. È stato un grande italiano che, con la sua lezione, ha invitato all’esercizio di una responsabilità attiva. Il suo ‘I care’ è divenuto un motto universale. Il motto di chi rifiuta l’egoismo e l’indifferenza. A quella espressione se ne accompagnava un’altra. Diceva: ‘Finché c’è fatica, c’è speranza’. La società, senza la fatica dell’impegno, non migliora. Impegno accompagnato dalla fiducia che illumina il cammino di chi vuole davvero costruire. E lui ha percorso un vero cammino di costruzione”.

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