Spostamenti tra regioni: Boccia dice no al passaporto sanitario. Gimbe frena su riaperture

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Francesco Boccia, respinge l’idea di un passaporto sanitario lanciata da alcune Regioni. “Rileggete l’articolo 120 della Costituzione: una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone” ha detto in audizione alla Camera. “E poi se gli scienziati dicono che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono” ha concluso il ministro in audizione alla Commissione Federalismo fiscale della Camera.

Boccia, insomma, esclude una mobilità differenziata a livello regionale: ” Se tutte le Regioni ripartono, ripartono senza distinzioni sul profilo dei cittadini di ogni regione, la distinzione tra cittadini di una città rispetto all’altra non è prevista, se siamo sani ci muoviamo. Diverso è prevedere una fase di quarantena, ma non siamo in quella condizione. E anche in quel caso ci vuole un accordo tra le parti”.

Poi sugli interventi a favore delle Regioni, chiarisce: “Il fondo di riparto è di un miliardo e mezzo e il governo non lo considera esaustivo. Nessuna regione italiana è in grado di dire oggi a quanto ammontano le minori entrate”. E aggiunge: “A giugno il governo e il parlamento avranno i dati reali di questa prima fase. Vedremo quanto copriamo con questo miliardo e mezzo. Sarà inevitabile fare un altro intervento”.

Una polemica – quella sul passaporto sanitario – che ieri ha visto il botta e risposta tra il sindaco di Milano, Beppe Sala, e il governatore della Sardegna Christian Solinas, che chiede un patentino immunitario per i turisti lombardi in arrivo sulle spiagge dell’isola (anche se a lanciare per primo la proposta è stato il siciliano Nello Musumeci). Il primo cittadino di Milano è arrivato a dire: “Quando deciderò dove andare per un weekend o per una vacanza, me ne ricorderò”.

E mentre scienziati e amministratori si dividono sulle iniziative del governo in vista del 3 giugno, in attesa degli ultimi dati che saranno diffusi il 29 maggio e sui quali si baserà la decisione del ministro della salute, Roberto Speranza, del comitato tecnico scientifico e del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, c’è chi frena sulla riapertura di Lombardia, Liguria e Piemonte, definendola “prematura”. Si tratta della Fondazione Gimbe, che studia in maniera indipendente i dati relativi alla pandemia di coronavirus fin dalla sua comparsa in Italia.

Diversi gli elementi che hanno portato a dire che, in queste aree del Paese, la curva del contagio è tutt’altro che sotto controllo: “In queste Regioni si rileva la percentuale più elevata di tamponi diagnostici positivi, il maggior incremento di nuovi casi, a fronte di una limitata attitudine all’esecuzione di tamponi diagnostici”. L’incidenza per 100mila abitanti, quando  la media nazionale è 32, in Lombardia il dato è infatti di 96, in Liguria di 76 e in Piemonte di 63.