Voto in Senato, ok alla separazione delle carriere in magistratura

Arriva l’ok definitivo al Senato della riforma della giustizia che introduce la separazione delle carriere della magistratura. Il disegno di legge costituzionale ha avuto 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astensioni. Il voto è il quarto e ultimo passaggio parlamentare, come previsto dalla Costituzione. Il passo successivo, essendo mancata, come previsto, la prescritta maggioranza dei due terzi, sarà il referendum confermativo, per il quale tanto la maggioranza quanto l’opposizione hanno fatto sapere di essere intenzionate ad avviare le procedure.

Esulta la maggioranza di Governo. Scrive la presidente Meloni su X: “Un traguardo storico e un impegno concreto mantenuto a favore degli italiani. Governo e Parlamento hanno fatto la loro parte, lavorando con serietà e visione. Ora la parola passerà ai cittadini, che saranno chiamati ad esprimersi attraverso il referendum confermativo. L’Italia prosegue il suo cammino di rinnovamento, per il bene della Nazione e dei suoi cittadini. Perché un’Italia più giusta è anche un’Italia più forte”. Le fa eco il vicepremier e ministro degli esteri Tajani: “Finalmente è arrivato a conclusione il percorso legislativo per la riforma della giustizia, una giustizia al servizio del cittadino. Non contro i magistrati che, anzi, innalza il ruolo del giudice giudicante, ma accusa e difesa avranno gli stessi poteri. Anche il Csm non sarà più politicizzato, quindi non ci saranno scontri fra correnti ma ci sarà veramente un’amministrazione più serena, tutto a vantaggio del cittadino”.

Critica l’Associazione Nazionale magistrati. Secondo la Giunta esecutiva centrale “la riforma Nordio altera l’assetto dei poteri disegnato dai costituenti e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Una riforma che non rende la giustizia più rapida o più efficiente ma la rende più esposta all’influenza dei poteri esterni. Una riforma che non aumenta il numero dei magistrati che resta tra i più bassi in Europa, né colma le lacune dell’organico amministrativo. Una riforma che non investe risorse per far funzionare meglio il sistema giustizia ma rischia al contrario di triplicare i costi con lo sdoppiamento del Csm e l’istituzione dell’Alta corte disciplinare. Le nostre preoccupazioni sono peraltro condivise anche dal relatore speciale sull’indipendenza di giudici e avvocati delle Nazioni Unite”.