Il Podere Modello di Alessandro Rossi torna a vivere in un grande progetto sociale

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Un seme che germoglia rigoglioso e forte, duecento anni dopo la nascita di chi l’ha piantato. È la storia nuova, quella che si può raccontare oggi a Santorso, in quello che fu il Podere Modello voluto da Alessandro Rossi, fondatore della Lanerossi, industriale e mecenate di cui quest’anno si festeggiano i 200 anni dalla nascita: ben 160 mila metri quadrati di questo spazio ora entrano a far parte della Cooperativa Sociale Nuovi Orizzonti. E il seme darà molto frutto: la cooperativa sociale da 40 anni è attiva nel territorio Altovicentino per offrire una integrazione sociale e lavorativa a persone con disabilità fisica e psichica. Già oggi, buona parte dell’attività della cooperativa si svolge in una sezione dell’azienda agricola sperimentale che volle proprio il grande industriale. Con questo passaggio, quasi tutto il Podere diventa così una realtà del Terzo Settore.

«Siamo certi che Alessandro Rossi, oggi, sarebbe orgoglioso di vedere come gli obiettivi che lui si proponeva di realizzare vengono portati avanti con determinazione dalla nostra cooperativa. E con l’aggiunta di un particolare in più, non certo trascurabile: i frutti del Podere vanno a vantaggio di persone con disabilità. Anche questo aspetto, sociale, di certo sarebbe stato molto apprezzato dal senatore» dichiarano il presidente di Nuovi Orizzonti, Denis Inderle, e il vice presidente Domenico Garbin. Lo scorso 28 maggio con un atto notarile la cooperativa ha acquisito un’area di circa 160 mila metri quadrati di campi: servirà per ampliare l’attività già esistente nella parte nord, conosciuta come Oasi Rossi, e creare un grande parco agricolo e sociale recuperando i valori del Podere Modello. Si tratta di un passaggio straordinario, che interessa la cooperativa sociale ma prima ancora l’intera comunità di Santorso e dell’Alto Vicentino, proprio in occasione dei due secoli dalla nascita (nel 1819) di Alessandro Rossi: viene ricomposta infatti la maggior parte delle superfici del podere stesso, per un’area complessiva in uso oggi alla cooperativa di circa 230 mila metri quadrati (60 campi vicentini).

La storia

Il senatore Rossi inaugurò il Podere nel 1884. Dopo aver reso grande, nel corso della sua vita, l’industria Lanerossi, l’imprenditore con questa realtà voleva realizzare anche un grande progetto in campo agrario: una struttura sperimentale, vicina alla sua residenza Villa Rossi a Santorso (collocata a nord del Podere), dove avviare produzioni innovative e redditizie che fossero da esempio per l’agricoltura italiana, allora in forte crisi. All’epoca fu un’impresa concepita in modo moderno e razionale, secondo un concetto di filiera: le coltivazioni ortofrutticole sostituirono quelle estensive in grave crisi, i prodotti venivano trasformati in una moderna fabbrica di conserve e commercializzati con un marchio, il tutto integrato all’interno di un percorso di scuola/lavoro esteso a giovani provenienti da tutto l’allora Regno d’Italia. Rossi affrontò il progetto con grande determinazione, ma di fatto il Podere fu l’unica impresa che non riuscì a portare a compimento. Una “incompiuta”, che dopo più di 130 anni diventa parte di una cooperativa sociale con l’obiettivo di inserire al lavoro persone in stato di disagio: nella “mission” di questa società mutualistica c’è infatti anche l’obiettivo fondamentale di valorizzare e ricomporre l’ex Podere Modello, riconoscendo fondamentali gli ideali che a fine ‘800 Alessandro Rossi aveva impresso in questo luogo: pace, formazione dei giovani, amore per la terra e l’agricoltura, cultura del bello, opportunità di impresa, economia e lavoro.

L’impegno della cooperativa

Cooperativa Nuovi Orizzonti, difatti, si è impegnata in questo progetto sin dalla sua nascita, avvenuta nel 1980. Fin dall’inizio, dalla fondazione da parte dell’associazione Anffas ben 11 anni prima l’avvento della legge nazionale sulle cooperative sociali, Nuovi Orizzonti si è occupata di creare progetti di inserimento lavorativo in agricoltura per persone in stato di disagio e diversamente abili. Negli anni novanta acquista progressivamente diversi appezzamenti di terreno dell’ex Podere Modello arrivando  a ricomporre il I° Corpo – Pra’ Laghetto, la Casa Gialla (ex casa dei capi coltivatori del podere modello, oggi sede di una Comunità Residenziale per il disagio psichiatrico in convenzione con l’Ulss 7 Pedemontana) senza dimenticare il recupero dallo stato di degrado con apertura al pubblico nel 1995 del Parco di Villa Rossi oggi di proprietà dei comuni di Santorso e Schio.

«Tutto questo senza nessun contributo pubblico ma solo con grandi sacrifici dei nostri soci» sottolineano i vertici della cooperativa. E ora – anche grazie all’aiuto di alcuni partner, Banca Alto Vicentino per la parte finanziaria, Studio Garbin&Maule Commercialisti Associati per la parte di advisor – gran parte dell’ex Podere Modello risulta ricomposto: si tratta di quasi il 90 per cento di quella che era la proprietà di Alessandro Rossi nel 1880 a Santorso.

Gli obiettivi

«Non siamo un imprenditore di rilevanza nazionale – sottolineano dalla cooperativa – questo risultato è frutto dell’impegno di donne e uomini che hanno sempre mantenuto saldo il loro spirito di dedizione e di servizio per la comunità, in condivisione con persone in stato di disagio. Questo ha dato forza al nostro percorso in tutti questi anni. Ci danno forza e coraggio per il futuro la consapevolezza che senza l’aiuto di Dio e il sostegno della comunità di Santorso e Schio e delle comunità vicine, che hanno scelto le nostre piccole piantine e fiori e la nostra Oasi, non avremmo raggiunto questo importante traguardo. L’acquisto, impegnativo, di questa seconda parte di terreno dà linfa e forza al messaggio di valore sociale che scaturisce dall’agricoltura e dalla natura, che da troppo tempo la società contemporanea trascura: riprendere e coltivare questi valori sarà vitale per le prossime generazioni, per l’integrazione e per il nostro benessere psico-fisico. Ora questi terreni sono divenuti un vero Parco, agricolo e sociale, imperniato sull’accoglienza e sui valori di Alessandro Rossi. A differenza di un capannone, in quanto bene affidato alla natura in armonia con l’opera dell’uomo, un parco ha in sé il germe per crescere all’infinito. Riprenderemo il lavoro lasciato in sospeso dal Senatore cercando di fare con umiltà e prudenza del nostro meglio».