Migranti: nell’Alto Vicentino sì “bipartisan” di venti Comuni all’accoglienza diffusa

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Sindaci sul palco della Festa dei Popoli a Thiene negli anni scorsi

Il sindaco di Santorso, Franco Balzi, ha lavorato in sordina e testa bassa per parecchi mesi in stretta collaborazione con la Prefettura e alla fine è riuscito a creare attorno a un’esperienza di lunga data – efficace e presa ad esempio in altre parti d’Italia – ben 19 colleghi dell’Alto Vicentino.

Sono venti infatti i sindaci, sia di centro sinistra che di centro destra, che fra il Thienese e lo Scledense hanno sottoscritto il Patto per l’accoglienza diffusa: si tratta della prosecuzione del progetto “Tenda di Abramo”, avviato per l’emergenza ucraina nel marzo 2022. Un progetto fatto di accoglienza con due pilastri: gruppi piccoli di persone accolte e titolarità del Comune in quanto a responsabilità verso la Prefettura. Niente quindi cooperative e realtà nate sull’onda del “business”, magari esterne al territorio e senza esperienza in ambito sociale.

I venti comuni coinvolti (su 32  sono Breganze, Caltrano, Calvene, Carrè, Chiuppano, Lugo di Vicenza, Malo, Marano Vicentino, Monte di Malo, Thiene, Valdastico, Valli del Pasubio, Velo d’Astico, Villaverla, Zanè, Zugliano, Posina, Salcedo e Sarcedo, oltre a Santorso – capofila. Alcuni sono enti che da parecchi anni fanno parte del progetto Oasi che accoglie persone destinatarie di tutela umanitaria nell’Alto Vicentino. Come si vede, manca il più grande Comune del territorio, ossia Schio, il cui primo cittadino come altre volte rimane poco propenso a stare “in cordata” con i colleghi del territorio.

Un fermo immagine di accoglienza diffusa di alcuni anni fa

Tre per mille
Il “numero magico”, attorno a cui ruota il progetto e l’esperienza pregressa, e che è stata la molla dell’adesione anche di Comuni con riferimento all’area di centro destra (come ad esempio Malo, Monte di Malo, Posina, Villaverla) è “3 per mille”: ossia un tetto massimo di 3 richiedenti asilo accolti ogni mille abitanti. Sei un Comune di cinquemila abitanti? La Prefettura si impegna a non inviarti più di 15 persone fra quelle sbarcate nel Sud Italia o provenienti dalla rotta balcanica.
Un numero attorno a cui ruotano i tavoli di confronto fra Governo e territorio da anni e che (va detto) non sempre i Prefetti del passato nel Vicentino hanno rispettato. Anzi: si andava a insistere con l’accoglienza sui Comuni che già ospitavano, lasciando indisturbati quelli che di richiedenti asilo non volevano sentir parlare. E’ stato proprio sull’onda di questo atteggiamento che il prefetto nei mesi scorsi, stanco dei no che si sentiva dire alle riunioni da qualche primo cittadino, ha “spedito” in alcuni Municipi gruppetti di richiedenti asilo che il Governo centrale gli chiedeva “in tempo reale” di smistare sul territorio.

Ascolta “Progetto Oasi: 13 Comuni per l’accoglienza di richiedenti asilo” su Spreaker.

Il 3 per mille è quella che viene chiamata tecnicamente la “garanzia di salvaguardia”, una soluzione già sperimentata in alcuni Comuni dell’Alto Vicentino nel 2016, e che oggi si ripropone come una buona pratica in grado di garantire la sostenibilità dell’accoglienza nel nostro Paese.
A chi ha seguito da vicino il fenomeno dell’accoglienza, non sfugge un certo “cambio di clima”, almeno nel thienese e nello scledense, rispetto a qualche anno fa, quando i richiedenti asilo venivano messi in massa in ex hotel, colonie dismesse o case fatiscenti.

130 posti nell’Alto Vicentino
L’accordo siglato dai venti sindaci con la Prefettura in questi giorni prevede l’accoglienza di 130 persone: donne e uomini single, nuclei familiari, eventualmente monoparentali, con minori accompagnati dai genitori, accolti in appartamenti diffusi nel territorio, persone  inserite in percorsi di accompagnamento ed integrazione nella comunità locale. Richiedenti protezione internazionale, in ogni caso, ossia persone che hanno lasciato il loro paese di origine “per sfuggire alla violazione di uno o più diritti fondamentali dell’uomo (incluse le persecuzioni per motivi di genere o di orientamento sessuale), rifugiandosi in un altro paese dove attende che la sua domanda di asilo venga esaminata; i rifugiati fuggono dal loro paese e non possono farvi ritorno se non a rischio della propria incolumità personale o della perdita della libertà e dei diritti fondamentali”.

Accolte e integrate 800 persone in vent’anni
Il Patto è insomma la risposta che l’Alto Vicentino mette in campo di fronte al crescente fenomeno migratorio, in continuità con un impegno che dura ormai da più di vent’anni. Era infatti il 2000 quando iniziò il Progetto “Oasi” Sprar/SAI per l’accoglienza, tutela, ed integrazione di richiedenti asilo e rifugiati. “In tutti questi anni – racconta Franco Balzi, sindaco di Santorso, capofila del progetto – abbiamo seguito in modo efficace più di 800 persone in fuga dalla guerra o dalle persecuzioni, provenienti da ogni parte del mondo”. Migranti la cui presenza ai cittadini è passata inosservata. “Il presupposto – precisa Balzi – è che il fenomeno migratorio non va subito, ma va invece gestito dai Comuni, che devono avere un ruolo diretto, e devono essere interlocutori privilegiati dello Stato e delle Prefetture. Perché non basta fare accoglienza: bisogna fare anche una buona integrazione”.

Il ruolo di Prefetto e Vescovo. L’appello agli imprenditori
La Tenda di Abramo da una parte tutela le donne, i bambini e gli uomini che arrivano anche nel vicentino dopo viaggi drammatici e molto sofferti, dall’altro offre risposte sostenibili, che non alimentano le paure della popolazione locale. “Il progetto – sottolinea ancora Balzi – è il risultato di una fitta interlocuzione intrapresa dal prefetto Salvatore Caccamo, che ha visto il vescovo Giuliano Brugnotto sensibile punto di riferimento. Di fronte a una situazione così complicata è decisivo il lavoro di rete sul territorio. In tale prospettiva, per favorire i percorsi di inserimento lavorativo, intendiamo coinvolgere fattivamente anche le associazioni di categoria e i sindacati”.
Alle ipotesi di questi ultimi giorni, che propongono blocchi navali, respingimenti, tendopoli, Cpr (Centri per il rimpatrio), gli enti locali dell’Alto Vicentino danno dunque una risposta pragmatica, investendo nell’efficacia dell’accoglienza diffusa, “l’unica che può permettere una gestione ordinata e degna di un paese civile”. Perché l’essere umano migra dalla notte dei tempi e non smetterà certo di farlo ora.

“Va sottolineato e chiarito, per evitare facili e inutili strumentalizzazioni, – conclude il primo cittadino di Santorso – che i costi dell’accoglienza non pesano sui bilanci comunali, essendo finanziati a livello ministeriale e che questi fondi non possono essere usati in altro modo. Nessun danno ai nostri concittadini e nessun privilegio ma, al contrario, piena applicazione del mandato costituzionale, che si traduce in un investimento di risorse a favore di tutto il territorio, tramite posti di lavoro, acquisto di beni e ampliamento di servizi di welfare”.
“Mentre il governo litiga con l’Europa sui migranti, sono ancora una volta i sindaci a mettere in campo misure di buon senso per affrontare l’emergenza. Venti Comuni dell’Alto Vicentino (di estrazione politica diversa) hanno infatti lanciato il progetto ‘La tenda di Abramo’, mettendo in campo un modello di accoglienza diffuso sul territorio, capace di gestire e risolvere le principali criticità che le comunità locali si trovano a dover affrontare di fronte a flussi migratori sempre più imponenti. Mentre da Roma scaricano il problema, viene ancora una volta dai territori la dimostrazione che basterebbero un po’ di buon senso e di buona politica per gestire meglio anche un fenomeno così complesso”, conclude Balzi.