Schio e Torrebelvicino contrarie alla fusione Ava-Soraris. “Scorporare Ca’ Capretta dall’operazione”


Le maggioranze consiliari di Schio e Torrebelvicino si preparano a esprimere voto contrario, nei rispettivi Consigli comunali della prossima settimana, alla proposta di fusione tra Alto Vicentino Ambiente (Ava) e Soraris. Una posizione maturata dopo un’attenta analisi che ha messo in luce troppe criticità e poche garanzie per il territorio, come spiega un comunicato congiunto, che cita come parole d’ordine la trasparenza e le garanzie.
Le due maggioranze ritengono infatti che, prima di procedere a una fusione tra società pubbliche, sia indispensabile chiarire obiettivi, vantaggi e conseguenze sul piano economico, ambientale e strategico. “Ad oggi manca un vero piano industriale capace di illustrare l’organizzazione della nuova società, i benefici concreti per i cittadini e la sostenibilità economica dell’operazione nel lungo periodo. Se lo scopo principale fosse davvero evitare la gara pubblica, l’unico modo efficace sarebbe la fusione dei soli rami di raccolta tra i gestori del Bacino Vicenza, poiché è questo il settore oggetto della procedura di gara, e non quello dello smaltimento”, spiegano nella nota stampa le due amministrazioni comunali.
Un ulteriore nodo, ritengono, riguarda poi la governance della nuova società, “che prevede decisioni basate non solo sulle quote societarie, ma anche sul numero di abitanti dei Comuni soci. Questo meccanismo, pur pensato per bilanciare pesi diversi, finirebbe di fatto per spostare il potere decisionale verso i Comuni più popolosi, anche se dotati di quote societarie minime e geograficamente lontani dall’impianto di Schio. In questo modo – prosegue il comunicato – le decisioni operative e strategiche sul termovalorizzatore di Schio – cuore dell’attività e principale asset di Ava – rischierebbero di sfuggire al controllo dei Comuni che lo hanno realizzato e gestito finora, per finire nelle mani di soggetti con minore partecipazione diretta e interessi territoriali più distanti. Un effetto che sarebbe evidente già nella prima fase della fusione e che potrebbe accentuarsi ulteriormente in futuro, qualora entrasse nella compagine anche il Comune di Vicenza”.
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Preoccupazioni per le maggioranze di Schio e Torrebelvicino arrivano anche dalla clausola che prevede una penale del 10% del valore della quota per i Comuni che esprimano voto difforme da quanto deciso dagli organismi parasociali: un meccanismo ritenuto “inaccettabile perché limita la libertà di voto e la capacità di controllo degli enti locali”.
Sul piano economico, per le due amministrazioni “desta perplessità la valutazione di Soraris, cresciuta in un solo anno dal 3 all’8% del valore complessivo, senza una motivazione adeguatamente documentata. Il timore è che la fusione possa trasformarsi in una svendita del patrimonio pubblico dell’Alto Vicentino anziché in un suo rafforzamento”.
Il punto più delicato resta però il termovalorizzatore di Schio, “infrastruttura strategica con autorizzazioni difficili da ottenere e un ruolo centrale nella gestione dei rifiuti a livello regionale”. “Si tratta di un bene economico e ambientale unico – sottolineano –. Il progetto di fusione, nella forma attuale, non garantisce che l’impianto resti sotto il controllo dei Comuni che lo hanno costruito e gestito finora, ovvero quelli dell’Alto Vicentino. È questo il rischio più grande”.
Per queste ragioni, le maggioranze consiliari di Schio e Torrebelvicino avanzano una proposta alternativa, “improntata a maggiore trasparenza”, ossia “procedere con una scissione preventiva di Ava, separando il ramo termovalorizzazione e consentendo la fusione con Soraris solo per i servizi di raccolta. In questo modo la proprietà e la gestione dell’impianto resterebbero sotto il controllo diretto dei Comuni dell’Alto Vicentino, tutelando l’asset più importante del territorio”. “Siamo favorevoli – prosegue la nota – ad un percorso di fusione che porti ad un gestore unico per ciò che attiene alla raccolta, trasporto e avvio a smaltimento dei rifiuti. Non riteniamo opportuno che un’operazione del genere comprenda anche l’impianto di termovalorizzazione, senza prospettive certe e chiare, perché così si rischia di cedere a terzi ciò che appartiene a tutti i cittadini dell’Alto Vicentino”.
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