Psiche devastata dal lockdown: +45% di Tso e Aso. A Schio uomo in fuga dal terzo piano

Un frame dal video del salvataggio del giovane africano afferrato dagli agenti di polizia locale di Schio lo scorso fine giugno

Fra il primo aprile e il 31 agosto (periodo del lockdown e successivo) a Schio i Trattamenti e gli Accertamenti Sanitari Obbligatori (Tso e Aso) sono aumentati del 45% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il dato eclatante, che segna quanto la “reclusione da pandemia” abbia peggiorato la situazione psichica dei soggetti più fragili, emerge dal bilancio di 5 mesi di interventi e di servizi straordinari della polizia locale Alto Vicentino per conto del Comune di Schio.

Fra i 16 casi (erano stati 11 fra aprile e agosto dell’anno scorso) spicca un fatto di cronaca avvenuto nella città laniera lo scorso 25 giugno: il salvataggio di un giovane richiedente asilo in stato confusionale, che ha rischiato di sfracellarsi al suolo. Il ragazzo, di 23 anni, dopo aver minacciato una coppia di agenti brandendo un coltello si era lanciato fuori da una finestra dal terzo piano di un condominio. L’equipaggio della polizia locale infatti era intervenuto su disposizione dell’autorità sanitaria.

Solo la prontezza di riflessi del personale di pubblica sicurezza, solo poco prima minacciato, ha consentito al ragazzo di sopravvivere al salto nel vuoto: un agente è riuscito ad afferrarlo appena in tempo per i vestiti, per poi issarlo e metterlo al sicuro con l’ausilio dei colleghi. In seguito, il giovane – di nazionalità nigeriana – è stato trasportato all’ospedale di Santorso, dove è stato sedato e accolto in reparto psichiatria, per ricevere le dovute cure.

Un salvataggio tutt’altro che facile quello portato a termine con fatica dall’equipaggio sclendense, vista la riluttanza (prima) e la resistenza (poi) dimostrata dal disperato 23enne che necessitava di cure psichiatriche e che ha tentato di fuggire alla vista delle forze dell’ordine. Gli agenti si erano recati nell’appartamento gestito da un’associazione Onlus locale per eseguire un accertamento di natura sanitaria, in seguito alla segnalazione di atti di violenza che lo stesso soggetto aveva compiuto in precedenza, divenendo di fatto fuori controllo e quindi un pericolo per sé e per gli altri ospiti della struttura.

L’Aso sul 23enne è stato solo dell’episodio più eclatante tra i vari interventi in ambito di sanità pubblica nell’Altovicentino. E’ stato reso noro solo in queste ore, documentato da immagini riprese dall’esterno da un privato cittadino, nel corso del rendiconto dell’attività degli ultimi mesi. Come da norme regionali, infatti, la polizia locale è tenuta ad eseguire azioni note ai più come A.S.O. e T.S.O., vale a dire rispettivamente accertamenti o trattamenti sanitari obbligatori. Come spiega in una nota il comandante Giovanni Scarpellini, dal 1 aprile in poi solo a Schio “sono state impegnate ben 113,25 ore di servizio, con un incremento di oltre il 60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, dove si erano attestate a 70,25″.

Dalla presenza sul territorio delle pattuglie sono emerse situazioni delicate oltre a quella descritta, acuite dal periodo di lockdown e convivenza forzata. Liti in ambito familiare e tra vicini di casa, spesso esasperate dalla convivenza forzata e dalle tensioni accumulate nelle settimane di clausura. Oltre ai provvedimenti di natura sanitaria, il consorzio di polizia Alto Vicentino ha provveduto a occuparsi di due casi di pazienti responsabili di minacce aggravate, posti sotto libertà vigilata, con successivi riscontri positivi. In altre parole, nessuno si è fatto del male.