Calcio, contagi in Serie A dopo il ritorno in campo? I club corrono dei rischi

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I dubbi e le perplessità su una possibile ripresa del campionato di calcio di Serie A non mancano. Anzi, è materia che interessa e continua a far discutere giocatori, club, medici, Lega, Federazione, Governo e tifosi, a quanto pare più contrariati che favorevoli alla ripartenza della Serie A.

I rischi sulla salute, infatti, non sono pochi e in un contesto nel quale i contagi da coronavirus sono ancora presenti, anche se in numero assai inferiore rispetto a qualche settimana fa, non trapela tranquillità.

Tra le categorie interessate al dibattito spunta quella dei giuslavoristi. Perché in caso di nuovi contagi tra i calciatori, se e quando ricominceranno allenamenti e partite, viene da chiedersi quale sarebbe la posizione delle società proprietarie del cartellino degli stessi, se queste correrebbero il rischio di essere chiamate a rispondere sul piano civile e se i dirigenti potrebbero essere considerati responsabili sul piano penale.

Il tema era stato messo sul tavolo ieri anche dai medici di diverse società di serie A. In attesa di conoscere come e quando il calcio potrà ripartire con i lavori di gruppo, ha provato a fare luce sui i vari quesiti l’avvocato giuslavorista esperto di sport Giampiero Falasca. Ed effettivamente – come ha spiegato il legale in un’intervista concessa all’Ansa – quei rischi esistono.

E sono concreti perché “un contagio  potrebbe esser considerato infortunio sul lavoro, come ha precisato il Decreto Cura Italia. Ma non tutti i contagi sarebbero fonte di responsabilità, se i club dovessero dimostrare di aver messo in campo tutte le cautele necessarie”. In parole povere, il rischio per i club esiste ma la possibilità di evitarlo è nelle loro stesse mani.