Il Chelsea di Tuchel piega il Manchester City di Guardiola e sale sul tetto d’Europa

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Chelsea sul tetto d’Europa. Cancellata l’iniziale sede di Istanbul causa Covid-19, grandissimo spettacolo all’Estadio do Dragao di Oporto per la finalissima di Champions League tra campioni in campo, scenografie, coreografie, festeggiamenti e il ritorno del pubblico sugli spalti: circa 15.000 persone. Dopo tanto tempo, finalmente, brividi ed emozioni che solo il calcio sa regalare; soprattutto quando il gioco è accompagnato dai boati dei tifosi. Piangono di gioia i sostenitori dei “Blues”, lacrime di rabbia per quelli del Manchester City battuto 1-0 in questo derby britannico.  Stessi stati d’animo per molti calciatori.

Una partita decisa al 42′ da un acuto del 21enne talento tedesco Kai Havertz, che tanti considerano “lo Zaniolo  di Germania” per come gioca e per come si muove sul terreno verde. Havertz, per il quale il Chelsea l’estate scorsa versò ben 100 milioni di euro nelle casse del Bayer Leverkusen. Non è un caso che abbia alzato la “Coppa dalle grandi orecchie” proprio il club europeo che ha speso più di tutti su un mercato reso povero dalla pandemia.

Thomas Tuchel: lezione di calcio al sopravvalutato Pep Guardiola. Una favola incredibile quella dell’allenatore tedesco. Dopo aver vinto il campionato francese e raggiunto la finale di Champions League un anno fa con il Paris Saint Germain (poi persa contro il Bayern Monaco), l’esonero deciso in chiusura di 2020 da un altro grande sopravvalutato del calcio: Leonardo, direttore sportivo del Psg.

Così per Tuchel, nel gennaio scorso, è arrivato l’accordo con il Chelsea in sostituzione dell’esonerato Lampard. Da quando è il condottiero dei londinesi, l’ex tecnico del Borussia Dortmund non ha sbagliato niente, nè in Premier League (ha portato i “Blues” al quarto posto dopo averli presi a metà classifica), nè in Champions dove ha battuto nell’ordine: Atletico Madrid, Porto, Real Madrid e Manchester City. Contro i “Citizens” poi ha sfoderato la partita perfetta: un capolavoro tecnico-tattico. Squadra corta, compatta, attenta e letale nelle ripartenze.

Il City partiva favorito e forse ha pagato la pressione di dover vincere a tutti i costi. Perchè era la prima finale della sua storia dopo i grandi investimenti fatti dallo sceicco, perchè Guardiola ci teneva a vincere la Champions anche alla guida di un’altra squadra dopo i due trionfi con il Barcellona di Leo Messi. Ma ancora una volta, il tanto esaltato Pep ha fallito: un fallimento che segue quelli con il super Bayern Monaco. Per Guardiola inoltre si trattava di un ritorno in finale 10 anni dopo i fasti blaugrana. E forse, psicologicamente, sul Manchester hanno pesato le due sconfitte contro il Chelsea in campionato.

Favola Chelsea: da outsider a campione. Come nel 2012 quando Di Matteo prese il posto dell’esonerato Villas Boas; ma quella vittoria ai calci di rigore contro il Bayern, a Monaco di Baviera, fu soprattutto la vittoria di Didier Drogba. Stavolta invece è il trionfo di Tuchel e del gruppo fortissimo da lui creato. Senza dimenticare un altro precedente ma con finale amaro per i “Blues”. Parliamo del 2007 quando Abramovich esonerò Mourinho per affidare la panchina al parvenu israeliano Avraham Grant e nel 2008 raggiunse la finalissima di Champions perdendo ai rigori contro il Manchester United di Ferguson. Tradotto: quando il Chelsea cambia tecnico, va in finale di Coppa Campioni.