«Negli ultimi giorni alcune persone hanno sottolineato il mio silenzio rispetto alla situazione generatasi con la diffusione del #covid19 o #coronavirus. “Dovresti dare dei segnali, fare qualcosa: non vedi quanti artisti stanno utilizzando i social giorno e notte, dando tutti lo stesso messaggio Perché tu non lo fai? E i The Sun? Non è da voi.».
Inizia così un lunghissimo post su Facebook di Francesco Lorenzi – voce fondatore della rock band cristiana vicentina dei The Sun – per spiegare il suo punto di vista. Un post che sta ora diventando virale il cui succo potrebbe essere: il vero virus non è il Covid-19 ma l’indifferenza, l’individualismo e pure l’applauso facile.
Per spiegare il suo profondo punto di vista, il frontman dei The Sun racconta un’esperienza vissuta in questi giorni in pieno centro a Bassano del Grappa: l’incontro con una persona in difficoltà che chiedeva l’elemosina – in piena emergenza-virus – nel mezzo dell’indifferenza dei passanti.
«La nostra società non concepisce l’idea di collettività e di fraternità, perché il dio-individuo è il centro. E se è vero che il rispetto e il valore dell’individualità è una delle buone basi culturali della nostra civiltà, la sua estremizzazione devasta tutto. Non servono le prove: le abbiamo davanti agli occhi, ma voltiamo lo sguardo fintantoché l’acqua non ci tocca la gola, cioè fino a quando non giunge la paura della nostra morte e del collasso di un sistema. Serviva uno stramaledetto virus per dimostrarlo».
Per questo, spiega, «
non sento il bisogno o il dovere di ripetere indicazioni che vengono ribadite da chiunque, compresi personaggi noti e influenti. Sapete che sono allergico alle prese di posizione dove l’unica opzione è l’applauso. Perché parte di queste persone non direbbe assolutamente nulla se non si trattasse di qualcosa che di per certo farà aumentare le visualizzazioni, incrementare i follower, ottenere un’ovazione collettiva e un più alto gradimento del pubblico. N
oi piccoli #TheSun, insieme ad alcuni altri colleghi cari ma rari, da anni parliamo quando molti “grandi” tacciono, difendiamo chi è debole quando il sistema attacca, denunciamo quando i media stanno in silenzio, sosteniamo con costanza progetti e persone che fanno il bene sempre, non solo quando la massa si trova a fronteggiare una pandemia. Gli ultimi anni della nostra vita sono ciò che scrivo».
«La morte che dilaga sul nostro pianeta da decenni, e non mi riferisco al Covid-19, – aggiunge Lorenzi – è causata da terribili incoscienze politiche e spirituali; è una morte che si serve del virus letale dell’indifferenza e della mancanza di empatia e carità; si nutre di ciò che il cristianesimo definisce “peccato originale”. Quella disposizione oscura che insidia ogni uomo dall’interno e lo spinge a pensare di poter fare e disfare avidamente senza limiti sostituendosi a Dio. Un male che attecchisce in ognuno di noi quando dimentichiamo di coltivare la fraternità nelle nostre relazioni, azioni e progetti quotidiani. Quando calpestiamo l’empatia e la fraternità dall’uomo, la morte ha la meglio. Punto».
«Sono forse troppo ottimista – scrive ancora Lorenzi – se continuo a pensare che non sia necessaria una pandemia per ricordare che siamo una cosa sola, che tutto è interconnesso, che vivere in uno stato di pericolo di vita è devastante? Eppure, molti fratelli, anche vicini a noi, vivono queste tragedie costantemente senza che la stragrande maggioranza di noi se ne curi, senza che grandi personaggi televisivi e i mitici cantanti si espongano per loro. #celafaremo è un concetto che deve sostenere costantemente tutta la nostra vita, non solo quando ci sentiamo in pericolo. Quel “ce la faremo” dipende sostanzialmente dalle scelte più o meno empatiche che facciamo ogni benedetto giorno, non solo mentre ci è chiesto di stare a casa per evitare che il contagio dilaghi».
Chapeau!