Ferrata delle Anguane, dopo la morte di Martina si valuta l’ipotesi di un unico senso di marcia

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E’ aperta da cinque anni, ma gli incidenti, il più grave di tutti quello di ieri, non sono mancati sulla Ferrata delle Anguane a Valdastico. D’altronde, le ferrate sono un’esperienza cercata da sempre più persone e lo testimonia il gran numero di interventi (in crescita) effettuato in tutto il Veneto quest’anno dal Soccorso Alpino.

Gli Anelli delle Anguane
L’itinerario, è stato aperto al pubblico il primo settembre 2018 ed è frutto dell’impegno dell’associazione Vertical Astico, che riceve dal comune un contributo per gestire l’area. Si tratta di una rete di ferrate e sentieri che si snodano attorno al costone roccioso del Sojo di Mezzogiorno che sovrasta la frazione di San Pietro. Percorsi per adulti esperti, dotati di attrezzatura alpinistica obbligatoria e un’ottima conoscenza del suo utilizzo. Un reticolo di otto anelli ferrati che compone un totale di 15 percorsi, alcuni dei quali destinati solo a persone estremamente esperte.
La Ferrata delle Anguane, dove ieri ha perso la vita la 21enne di Valli del Pasubio Martina Benedetti, prima dell’incidente mortale accorso ieri, ha visto almeno altri sei incidenti, che hanno richiesto l’intervento del soccorso alpino e a volte dell’elisoccorso: per stanchezza, cadute, anche una attacco di panico. Lo stesso ideatore Franco Mucchietto, in un articolo del 2020 scriveva: “Il percorso concatenato più complesso degli Anelli, può essere considerato una delle Ferrate più lunga e difficile delle Alpi e Prealpi Italiane”.

Giovanni Busato, di Arsiero, vicepresidente del Soccorso Alpino e Speleologico Veneto

“Serve un unico senso di marcia”
Nelle belle giornate, queste ferrate sono percorse anche da duecento persone. Sul dramma che si è consumato ieri interviene Giovanni Busato, arsierese, vicepresidente veneto del Soccorso Alpino e già responsabile della sezione di Arsiero: “Quella delle Anguane non è una ferrata banale: il fatto di essere comoda al parcheggio e vicina all’abitato non deve produrre un pericoloso senso di familiarità. Spesso si verificano degli ‘intasamenti’ che si tende a superare con manovre non sempre all’insegna della sicurezza, cosa che dovrebbe far riflettere al momento della partenza. La ferrata è poi strutturata in una serie di sezioni, alcune tecnicamente e fisicamente impegnative, peraltro molto ben segnalate, che si collegano a dei sentieri disegnando un reticolo di percorsi che talvolta portano a far incrociare gli escursionisti creando delle potenziali situazioni di pericolo: è infatti in queste situazioni che, qualcuno, si svincola dal cavo per agevolare i passaggi e a quel punto basta una scivolata o un sasso che cade dall’alto o un malore per precipitare senza rimedio”.

Due vallate unite nel dolore dopo la disgrazia sulla Ferrata nella quale è morta Martina

“Posto che ognuno, nel ripetere vie di arrampicata o ferrate è il solo responsabile della propria incolumità – aggiunge Busato -, deve essere chiaro che, nel caso di ferrata, non si deve mai sganciare i connettori dalla protezione del cavo, neanche nelle situazioni di maggior intasamento: una misura che valuterei positivamente – conclude Busato – è la creazione di una sorta di ‘senso unico’ consigliato, soprattutto nella traversata della parte alta, in modo da diminuire le potenziali occasioni di pericolo”.
Pare infatti che questo sia accaduto ieri: che Martina, che da almeno quattro anni condivideva con l’amatissimo padre la passione per l’alpinismo e le ferrate (e che quelle delle Anguane le aveva già frequentate, sia precipitata nella parte alta dopo aver sganciato il secondo moschettone, quello di sicurezza, per far passare due escursionisti in discesa in un tratto pianeggiante ma stretto. Avrebbe poi perso l’equilibrio, facendo un volo di 150 metri nel dirupo.
I carabinieri di Arsiero hanno inviato il fascicolo alla Procura della Repubblica di Vicenza, come avviene di prassi in questi casi e la salma della sfortunata 21enne è a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Un via intitolata a Martina
“E’ una tragedia enorme, e voglio esprimere tutta la mia vicinanza alla famiglia di Martina Benedetti. Porteremo in consiglio comunale e all’associazione Vertical Astico la proposta di intitolarle una delle ferrate”, commenta il sindaco di Valdastico, Claudio Sartori, che ricorda come la disgrazia non sia stata provocata da un problema strutturale della ferrata. “I volontari di Vertical Astico pongono una grande attenzione alla manutenzione di tutta la rete di sentieri e ferrate. Insieme con loro e col supporto del Soccorso alpino valuteremo se inserire qualche modifica nella direzione di garantire una sempre maggiore sicurezza”.

(articolo realizzato in collaborazione con Marco Zorzi)