Cucciolo di capriolo falciato nei campi. Guardie zoofile denunciano un agricoltore

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Un'immagine del capriolo falciato nei campi, allegata al comunicato delle Guardie Zoofile di Enpa

La barra falciatrice di un trattore agricolo taglia di netto tre zampe di un cucciolo di capriolo, che muore dopo un paio ore di agonia. Un incidente avvenuto tra i campi di Cornedo Vicentino, con vittima il piccolo “bambi” selvatico, che ha sollevato un nuovo appello da parte delle associazioni per la protezione degli animali e, sul piano giudiziario, una denuncia nei confronti di un agricoltore vicentino responsabile dell’uccisione, secondo le Guardie Zoofile Enpa del Veneto.

L’episodio citato risale in realtà alla scorsa primavera, in una giornata di metà maggio, ma solo nei giorni scorsi la vicenda è venuta alla luce dopo che in Procura a Vicenza è stata presentata la notifica, a causa di problematiche legate all’epidemia. L’identità della persona querelata non è stata resa nota.

L’episodio raccontato da Renzo Rizzi, portavoce del nucleo di guardie volontarie vicentine, è accaduto domenica 17 maggio 2020 in un campo della vallata dell’Agno. A lanciare l’allarme non fu il proprietario dell’appezzamento di terra, impegnato con il macchinario agricolo, ma una donna di passaggio che era stata attirate dai lamenti disperati del cucciolo, secondo la testimonianza visibile in lontananza in virtù dell’erba appena falciata. Ammesso che si fosse trattato di un evento accidentale a provocare le ferite mortali al capriolo di al massimo 15 giorni di vita, si contesta invece la crudeltà dell’uomo che non prestò alcun soccorso all’animale in agonia, proseguendo imperterrito il lavoro nei campi. Circostanza mai “perdonata” da chi ha provato, troppo tardi, a occuparsi del minuscolo capriolo caduto in una trappola mortale.

A distanza di due ore circa dall’incidente, constatate le gravissime condizioni, una guardia zoofila giunta sul posto in quel momento ha richiesto l’intervento immediato di un veterinario. Inevitabile l’iniezione per la morte indotta, come gesto di misericordia. “Nel frattempo l’agricoltore aveva finito lo sfalcio e si è avvicinato ai due – spiega l’ispettore Enpa in una nota ricca di dettagli su quella domenica -, il piccolo terrorizzato sentendo il trattore tentava di alzarsi per allontanarsi ma non poteva certo farlo. Hanno dovuto chiedergli di spegnerlo, poi si è scusato del fatto aggiungendo che gli dispiaceva anche perché gli era già successo in passato, mentre il piccolo moriva all’arrivo del veterinario”.

Dopo la rabbia e lo scoramento di quelle ore, la successiva riflessione sul da farsi da parte di chi dedica parte del proprio tempo alla cura e alla tutela degli animali. “L’agricoltore è stato denunciato perché ha continuato la sua attività senza preoccuparsi di soccorrere l’animale chiamando un veterinario, il povero cucciolo invece è stato in quelle condizioni per un tempo interminabile. Di fatto con il suo comportamento ha permesso una sofferenza e un maltrattamento fino alla morte che potevano essere almeno limitati nel tempo. Altre verifiche fatte hanno dimostrato che per comodità ha eseguito il taglio dall’esterno del campo verso l’interno: è il modo che imprigiona gli animali selvatici, che vedendosi sempre più scoperti si portano verso il centro per nascondersi, si acquattano finché l’erba finisce e la falciatrice gli è addosso, inoltre nessun sistema di prevenzione o di segnalazione per allontanare gli animali nascosti nell’erba era stato previsto nel trattore”.
Un triste quanto spinoso episodio per il seguito giudiziario e di polemiche sui social quello che ha avuto Cornedo come cornice. Fatti che, dati alla mano, dono fra i pochi segnalati alle autorità in proporzioni ai tanti che accadono regolarmente, soprattutto nella stagione primaverile in cui avviene la riproduzione. E su cui si sta studiando come intervenire a livello di prevenzione. “Questo problema si è acutizzato, solo nella nostra Provincia nel periodo della riproduzione sono migliaia gli animali che vengono feriti a morte macinati orribilmente, nidi distrutti, nidiacei dispersi, dai caprioli alle lepri ma anche fagiani quaglie e tante altre specie che nidificano a terra. L’Enpa con le sue Guardie Zoofile preparerà un vademecum da distribuire entro il mese di marzo. Poche semplici regole: siamo tutti d’accordo, agricoltori compresi che si deve intervenire contro questo scempio, un sforzo può portare molto e in alcuni casi eviterà una segnalazione alla Procura”.