Domani l’addio a Giancarlo Facchini, precipitato sabato sul gruppo del Carega

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Una bella immagine tra le montagne che amava di Giancarlo Facchini, 61 anni, vittima di un incidente in scalata

Si chiamava Giancarlo Facchini l’escursionista vicentino di 61 anni che, sabato scorso, ha trovato la morte in circostanze tragiche sul massiccio del Carega, imponente formazione montuosa sulle Piccole Dolomiti. Era un geometra di professione con un proprio studio a Recoaro Terme, la località che aveva eletto a casa di ritorno da una carriera professionale e una vita privata costruite a lungo negli Stati Uniti. Stato d’adozione in età già adulta aveva lasciato una decina di anni fa per far rientro nella terra dove era cresciuto.

E dove, purtroppo, ha concluso nei giorni scorsi la sua esistenza prematuramente, dopo aver affrontato la difficile ferrata del Vajo Scuro, in condizioni difficili e con un’attrezzatura forse non idonea, precipitando nel vuoto. Una tragedia di difficile comprensione per chi aveva a cuore l’escursionista vicentino, considerando l’esperienza maturata in passato e il profondo amore per la montagna della vittima, tradito delle stesse vette meravigliose quanto infide se non affrontate con la dovuta prudenza.

Le esequie di Giancarlo sono state programmate per domani, mercoledì 22 luglio, nel pomeriggio. Il rito funebre si terrà a partire dalle 15 nella chiesa parrocchiale di Recoaro Terme. Ad accogliere e riservare omaggio al feretro del 61enne saranno prima di tutto i parenti che vivono nella cittadina, in particolare le sorelle Gemma, Bruna, i cognati e i nipoti, i vicini della contrada Facchin dove viveva solo negli ultimi anni, e in generale coloro che lo conoscevano e praticavano in sua compagnia gli sport che amava, come la bicicletta e le escursioni appunto tra le Piccole Dolomiti che ben conosceva. “Ci hai preceduto sul sentiero ma non ti perderemo mai di vista”, questa la frase scelta dagli affetti più cari per il commiato. A lungo era stato legato a Kathleen, compagna americana citata nell’annuncio affisso da ieri nei consueti spazi dedicati agli annunci di lutto.

I fatti. Anche se la scivolata dalla ferrata risale con ogni probabilità a sabato scorso, solo alle prime luci di domenica una comitiva di scalatori si è imbattuta nel corpo del recoarese, ritrovato cadavere intorno alle 7 sul Carega, a quota 1.600 metri. Inutile perfino abbozzare un tentativo di soccorso: l’uomo era morto già da ore e non è rimasto che procedere al recupero del corpo. Incaricati della triste spedizione i membri del soccorso alpino Cnsas della stazione di Recoaro-Valdagno, che dal Rifugio La Gazza sono saliti in elicottero per raggiungere l’area indicata dal servizio 118.

Dopo aver individuato la salma e ritrovato lo zaino con gli effetti personali della vittima, i due esperti alpinisti hanno con cura proceduto all’imbragatura, per poi affidarla al trasporto in eliambulanza fino a bassa quota. Un malore o forse la stanchezza per l’improba impresa affrontata in solitaria spiegherebbero la disgrazia, che ha molto colpito la comunità recoarese, domani pronta a raccogliersi in preghiera per salutare il proprio concittadino e, per molti, amico.