Un nuovo appello per salvare “Armonico”, abete rosso centenario simbolo di Recoaro

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
Immagine da una cartolina storica del 1902

Nessuno si deve abbattere. Nè lo stato d’animo di chi, come Gaspare Pozza, a suon di carte bollate e di lettere profonde di significato e poesia sta combattendo per salvare uno dei simboli secolari delle Terme di Recoaro, nè tantomeno “Armonico”, l’imponente abete rosso che affianca l’Hotel Dolomiti. Che deve il nomignolo al suono che il tronco e i suoi rami avvolgenti, quasi a proteggerlo dal freddo e dagli oltre 120 anni di vita, produce al soffio del vento. L’abete rosso rischia l’abbattimento, è stato contrassegnato con una terribile “X” insieme ad altri alberi del parco, marchio di un inevitabile destino che lo attende dopo aver fatto da testimone silente a due conflitti mondiali. Con le schegge delle bombe cadute su Recoaro nel 1945 conficcate nel legno come ferite indelebili.

Armonico ha resistito alla furia (dis)umana di oltre 70 anni fa ma stavolta il “lieto fine” non pare dietro l’angolo. Anzi. L’ultima parola riguardo alla vicenda degli alberi del parco termale spetterà alla Regione Veneto, proprietaria del terreno dato in concessione a Terme di Recoaro spa, di cui Pozza è oggi socio – e dove fu presidente in passato, negli anni ’80 -. L’ente dovrà valutare l’effettiva pericolosità e lo stato “di salute” delle piante, dopo che un gruppo di tecnici, a quanto pare, ha segnato circa una cinquantina di tronchi da sradicare. Si tratta di abeti – con un esemplare raro del Colorado -, pini, carpini, platani e altri.

In sintesi, gli interventi di manutenzione spettano ai concessionari, compresa la cura e la salvaguardia dell’area verde, ma eventuali interventi risolutivi come l’abbattimento devono essere autorizzati dalla proprietà. Da qui la necessità di fermare l’iter, o meglio cercare di sensibilizzare quanti hanno o avranno voce in capitolo, oltre alla comunità recoarese che considera l’abete rosso chi un compagno di viaggio e chi addirittura una sorta di monumento se non in “carne e ossa” si può dire in linfa e rami, ritratto in cartoline del 1902 e quindi con almeno 120 anni di radici nella cittadina termale.

“Il Parco delle Fonti Centrali – scrive Gaspare Pozza – non rientra nella protezione e nel
riconoscimento dei ‘Parchi e Riserve Regionali di Interesse Locale’ del Veneto, ma per il mio paese riveste un grande valore non solo storico, ma anche per la conservazione della sua biodiversità naturalistica, e dispiace che questo aspetto sia stato da sempre sottovalutato. Appare evidente che un suo recupero debba essere seriamente programmato e attuato con tutti i criteri e i regolamenti previsti per la conduzione di un parco termale”. Diversificare gli interventi in abbattimento dove necessario e sfoltimento dove possibile potrebbe rappresentare una strada percorribile, ferme restando le valutazioni tecniche degli esperti.

Soci del consorzio, amministratori locali, corpo forestale e funzionari regionali i destinatari dell’appello di Pozza, affezionato al simbolo arborea come fosse un parente stretto oltre che un tassello della memoria storica del paese. La “stretta finale” ormai è all’orizzonte, con l’esigenza di tutelare la sicurezza da una parte e quella di preservare una componente importante del patrimonio storico e naturalistico locale dall’altra.