Morte Nadia Toffa: l’inviata delle “Iene” nel 2016 indagava sulla contaminazione da Pfas

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Un frame del servizio andato in onda nell'ottobre del 2016 con Nadia Toffa in primo piano

La notizia della morte di Nadia Toffa, conduttrice della trasmissione Mediaset “Le Iene” sta suscitando emozioni e profondo cordoglio in tutta Italia e anche nel Vicentino. Da inviata, nel 2016, aveva affrontato in prima persona il problema della contaminazione dell’acqua da Pfas, contribuendo a scoperchiare una pentola (tutt’ora) bollente sull’inquinamento delle falde. La giornalista televisiva bresciana, deceduta stanotte a 40 anni compiuti a giugno, per registrare il servizio andato in onda su Italia Uno si recò nel Vicentino, anche alla Miteni a Trissino, incontrando i rappresentanti di associazioni ambientaliste, agricoltori e cittadini anche vicentini preoccupati.

Si occupò in quell’occasione degli effetti delle sostanze tossiche presenti nell’acqua dei rubinetti domestici destinata a 300 mila veneti, e in particolare alla patologie sospette in ipotesi legate al consumo idrico nelle province di Vicenza, Verona e Padova. Ponendo sotto attenzione i dati sull’eccesso di mortalità per tumori nell’area interessata dall’indagine.

Il servizio andò in onda nell’ottobre del 2016, prima del malore che colpì la reporter a Trieste e che fece da avvisaglia di un cancro contro il quale, per oltre un anno e mezzo, ha combattuto con coraggio e determinazione, dispensando coraggio e sorrisi. Fu visto da milioni di telespettatori, contribuendo a diffondere nell’opinione pubblica italiana il problema dell’inquinamento industriale del bene più prezioso per il genere umano.