In Veneto mancano 45 mila figure mediche. Zaia: “richiamiamo i dottori in pensione se in salute”

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Torna d’attualità il dibattito sulla carenza di medici professionisti da inserire presto nel sistema sanitario regionale del Veneto, un problema che si è cronicizzato in anni recenti e su cui il presidente regionale Luca Zaia si è più volte espresso in passato. Ora, forse per la prima volta, lasciando trasparire dalle sue parole una velata critica al parallelo mercato delle prestazioni mediche e diagnostiche delle cliniche private. Sono state stimate in 45 mila le figure che mancherebbero all’appello per il fabbisogno attuale dell’utenza, un dato di portata negativa che non può che allarmare trattandosi di salute delle persone, e per il quale risulta difficile trovare soluzione nel breve periodo.

Tra quelle paventate, alcune fattibili e altre meno, il Governatore Zaia evidenzia l’iniziativa rivolta a richiamare al lavoro medici in pensione – come avvenuto nella fase acuta della pandemia di Sars-Cov-2 nel 2020, specificando di puntare a personale qualificato a riposo su base volontaria e in buona salute. Una “popolazione” di 3 mila medici, a conti fatti in Veneto, che potenzialmente potrebbero tornare attivi. E utili.

“Mancano all’appello 45mila medici, un gap negativo che richiede anni – ha detto ieri il politico trevigiano nel corso di un evento a Padova all’interno dell’ospedale universitario” per essere colmato. Non è assolutamente per mancare di rispetto ai nuovi assunti, ci
mancherebbe, ma un medico in perfetta salute, con un curriculum di ricerca e studi di
alto livello, con un bagaglio professionale unico, con alle spalle centinaia di migliaia
di ore in sala operatoria magari a fare trapianti di cuore e polmoni, non capisco perché
a 70 anni dovrebbe appendere il camice al chiodo. Paradossalmente, questo stesso
medico potrebbe attraversare la strada iniziando a lavorare per una struttura privata”.

Una specificazione seguente mette in chiaro la posizione del presidente regionale leghista, nel ruolo di garante del funzionamento della sanità pubblica per il Veneto da far collimare con i principi di libero mercato privato portati avanti negli anni, anche in questo settore, dal partito di appartenenza. “Non ce l’ho con i privati, sia chiaro ma ho l’obbligo di difendere gli investimenti che il sistema sanitario regionale ha fatto negli anni e con essi negli le professionalità incardinate – prosegue il Governatore -. Sono quasi tremila i medici con meno di 75 anni che potenzialmente potrebbero essere impiegati in Veneto. Il problema va risolto a monte, ma una via è quella di creare i presupposti perché questi medici restino al lavoro, su base volontaria, offrendo loro l’opportunità di continuare a collaborare nel pubblico come farebbero nel privato”.