“Sempre più Veneto”, Stefani studia da doge. E Zaia: “Io capolista in ogni provincia”


Con oltre tremila sostenitori accorsi al Gran Teatro Geox, Alberto Stefani ha ufficialmente aperto la sua campagna elettorale per la presidenza della Regione Veneto. Trentatré anni, deputato eletto a Rovigo ed ex sindaco di Borgoricco, Stefani è il candidato del centrodestra e della Lega, che lo ha incoronato più sorridente che mai tra gli applausi e le foto di rito accanto a Matteo Salvini e Luca Zaia.
“Al primo posto del mio programma ho messo il sociale. Ci prenderemo in carico il disagio giovanile” – ha dichiarato dal palco, annunciando l’istituzione dello psicologo di base e il lancio del Servizio veneto: quindici giorni di campus con la Protezione civile per i giovani, “per difendere il territorio e aiutare la propria comunità”. Il programma, racchiuso nello slogan Sempre più Veneto, punta su ambiente, innovazione, volontariato e formazione professionale: “L’ambiente non è una materia esclusiva del centrosinistra – ha sottolineato Stefani, promettendo un Veneto – coraggioso, competitivo e rispettoso degli animali di affezione”. Matteo Salvini, intervenuto con tono celebrativo, ha definito Stefani “il presidente più giovane d’Italia” e ha rilanciato l’obiettivo: “Il 24 novembre la Lega deve essere il primo partito in Veneto. Festeggiamo i 15 anni di Luca e prepariamoci ai prossimi dieci di Alberto”.
Zaia capolista in tutte le province: “Se sono un problema, lo diventerò davvero”
A fianco di Stefani, un presidente uscente Luca Zaia talvota un po’ scuro in volto – ha scelto di non restare in disparte. Impossibilitato a ricandidarsi per un nuovo mandato, ha annunciato la sua candidatura come capolista della Lega in tutte le sette province venete: “Mi hanno impedito di ricandidarmi – aveva detto sibillino subito prima della kermesse dedicata al possibile successore – poi non vogliono che ci sia il mio nome su una lista civica. E allora cercherò di diventare un problema vero”. Una decisione che ha acceso il dibattito interno alla coalizione. Fratelli d’Italia e altri alleati avrebbero posto veti sulla possibilità di una lista personale “Zaia”, temendo che il suo nome potesse catalizzare voti e alterare gli equilibri di potere. Il governatore ha risposto con sarcasmo e fermezza: “Dopo Zaia, scrivi Zaia”. Quasi una spina nel fianco di Girogia Meloni, con il suo peso politico e la popolarità personale che rischiano di ridisegnare gli equilibri nel centrodestra veneto. Salvini, dal canto suo, ha difeso il governatore allontanando anche voci di dissidi fra i due: “Quindici anni di governo Zaia lasciano il segno. Non sarà facile raccogliere il testimone”.
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