Stefani dai “nonni” nel primo giorno da Presidente. Il pupillo di Salvini ha scalato il Veneto

Con i suoi 33 anni Alberto Stefani è il più giovane Presidente di Regione d’Italia e quello più votato nella storia del Veneto, dopo Zaia nel 2020. Ieri sera le sue prime parole in conferenza stampa post-vittoria sono state la dedicate agli anziani: “Quando si assume una responsabilità amministrativa la vita privata viene sempre dopo a quella pubblica, e così deve essere, ma mi sia permesso di dedicare questa vittoria a una persona a me molto cara che questa notte ha avuto delle gravi difficoltà e dedico questa vittoria a tutti i nonni che hanno lasciato un segno importante nella vita dei propri nipoti”.
E oggi di buon mattino, si è presentato agli ospiti e al personale della Civitas Vitae “Angelo Ferro” di Padova, residenza assistenziale della Fondazione Opera Immacolata Concezione.
Chi è Alberto Stefani
Alberto Stefani ha compiuto gli anni il 16 novembre (segno zodiacale Scorpione), ha una sorella gemella infermiera ed è molto legato alla nonna Vittoria. Da piccolo, dicono, era un bambino-prodigio: “bambino indaco”, lo chiamava la maestra. Ex giocatore di pallavolo e appassionato di calcio, nel tempo libero dipinge e scrivere. Non si hanno notizie, attualmente, di “fidanzate” ufficiali. E d’altronde, i tanti incarichi che si è assunto non lasciano, forse, molto tempo alla vita privata.
Enfant prodige della politica veneta, si iscrive alla Lega a 15 anni folgorato dai temi del federalismo e dell’identità e si diploma al liceo scientifico di Camposampiero nel 2011 col massimo dei voti. A 22 anni (maggio 2014) con 199 preferenze diventa consigliere comunale di minoranza nel suo paese, Borgoricco (provincia di Padova, 6.835 elettori). A fine 2017, a 25 anni, si laurea in giurisprudenza all’Università di Padova (110 e lode con una tesi sul diritto canonico), facoltà nella quale pare abbia iniziato anche un dottorato di ricerca.
La politica è una sirena che lo chiama fin da subito, tanto che brucia tutte le tappe: a pochi mesi dalla laurea e a quattro anni dall’elezione in consiglio comunale, la Lega federale di Salvini e del segretario veneto Da Re lo candida alle politiche del marzo 2018: non ha ancora 26 anni. Sono le elezioni in cui la Lega fa man bassa, insieme ai 5 Stelle, quelle col Rosatellum, con una parte dei Deputati eletti in collegi Uninominali e una parte in Uninominali. Liste bloccate e zero preferenze e nel Veneto a traino Lega quando sai che sei in lista, già puoi iniziare a cercar casa a Roma, in sostanza. E a Stefani, candidato nel Collegio Uninominale, va molto bene: col 52,28% dei voti fa le valigie per la capitale e diventa Deputato. È il parlamentare più giovane del suo partito e alla Camera si occupa prevalentemente di temi sociali (cura degli anziani, diritti dei caregiver, lotta al disagio giovanile, violenza su donne e minori).
Il treno di Stefani però non è ancora arrivato in stazione, perchè il giovane pupillo di Salvini corre spedito e un anno dopo l’approdo nella capitale si candida pure sindaco di Borgoricco: ha necessità di radicarsi nel territorio e il 26 maggio 2019, a poco più di 26 anni, è eletto con il 51,41% dei voti, diventando il più giovane sindaco del Veneto e continuando a mantenere l’impegno di Deputato a Roma. Due compiti gravosi, ma non per il futuro presidente della Regione, evidentemente. Forte del sostanzioso “stipendio” da Parlamentare, rinuncia al compenso da sindaco. Nel frattempo, costruisce anche la sua carriera nel partito e la stretta osservanza salviniana – in un Veneto falcidiato da purghe ed espulsioni – lo conduce dritto alla nomina, da parte del segretario federale Salvini, a commissario del partito in Veneto: sindaco, deputato e pure referente politico.
Nel 2022, a 30 anni, viene ricandidato alla Camera e rieletto con il 60,56% dei voti. A giugno 2023 il Congresso della Liga Veneta lo elegge (a soli 31 anni) segretario e l’anno scorso posa la fascia di sindaco per preparare la corsa più importante: quella a Presidente della Regione Veneto. Un predestinato a correre, praticamente, la cui candidatura (nonostante sia arrivata in “zona Cesarini” a causa dei bracci di ferro interni alla coalizione), sembra costruita da molto, molto lontano e che ora è chiamata alla prova più grande. Con tutto, forse, ancora da dimostrare.
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