2.700 chilometri in 40 ore per portare a Vicenza due mamme e due bambini ucraini

Uno dei nipotini di Olga durante il viaggio verso Vicenza, dopo la fuga dall'Ucraina

Da oltre dieci anni Olga vive a Vicenza. Tutta la sua famiglia, invece, tra Kiev e Leopoli. In Ucraina ha lasciato marito e 2 figli per venire in Italia a fare la badante. Le ultime due settimane per Olga sono state tremende. Poche ore fa, però, è riuscita a riabbracciare sua figlia, sua nuora e i nipotini di 2 e 3 anni. Si sono incontrati a Varsavia, dove la donna di 47 anni è stata accompagnata da una coppia di Vicenza (che preferisce rimanere anonima). 

«La figlia e la nuora (21, 23 anni) di Olga sabato hanno iniziato a sentire i bombardamenti vicino a casa e lei ci ha chiesto aiuto – raccontano i due vicentini che ci stanno aggiornando in queste ore di come prosegue il ritorno verso casa -. Già sabato sera siamo riusciti a recuperare un pulmino messo a disposizione da una cooperativa. Alcuni amici ci hanno dato seggiolini, colori e giocattoli per rendere le tante ore di viaggio più confortevoli per bimbi che hanno 2 e 3 anni». La coppia di Vicenza però è partita solo martedì: prima perché le figlie di Olga non volevano lasciare il proprio Paese. «La madre le ha supplicate e per fortuna si sono convinte». In Ucraina è rimasto il marito di Olga, il genero e anche il figlio che ora si trova al fronte. E, poi, perché alcuni vicini di casa delle due ragazze avevano tentato di attraversare la frontiera ma sono stati respinti. 

Ad un certo punto Olga ha temuto di non poter riabbracciare le sue figlie: «Alla fine si sono fatte accompagnare dal marito della figlia a Leopoli lunedì mattina e martedì sono riuscite a prendere un autobus, che è l’unico modo per raggiungere Varsavia – spiega la coppia al telefono -. Alle 6.30 di martedì mattina siamo partiti da Vicenza assieme ad Olga per andare a prendere parte della sua famiglia».

Una foto scattata poche ore fa nel pulmino che porta Olga, sua flglia, sua nuora e i nipotini verso Vicenza

Gorizia, Lubiana, Granz, Vienna, Brno e Katowice. In tutto 1.350 km, durante i quali le notizie che giungevano dai media sullo sviluppo della guerra erano sempre più sconfortanti. Arrivati a Varsavia Olga e i due amici vicentini hanno vagato per la città alla ricerca della stazione giusta in cui sarebbero arrivate le due donne con i bambini. «Abbiamo incontrato una volontaria polacca della comunità di Sant’Egidio che ci ha indicato la fermata corretta della stazione degli autobus – continuano i due coniugi che ora si trovano di nuovo a Granz, ma sulla via del ritorno a Vicenza -. Alle 22.30 di ieri sera (martedì, ndr) eravamo lì ad aspettarli. Olga si è tranquillizzata quando nel cuore della notte ha saputo che le ragazze avevano passato la frontiera con la Polonia».

Da Leopoli ci sono volute 15 ore per arrivare a Varsavia, quando in condizioni normali ne basterebbero 4. Non sono mai scese dal bus. La coppia, insieme ad Olga, ha girato un po’ per la stazione nell’attesa: «C’era gente ovunque, anche sulle scalinate interne, file lunghissime per l’unico bagno, facce buie o perse. Ma non più disperate. E poi tanti volontari: cibo e bevande calde, vestiti, pannolini, stand informativi».

La figlia e la nuora di Olga con i nipoti sono arrivate a Varsavia alle 6 di mattina e poco meno di mezz’ora dopo erano già in viaggio per tornare nel Vicentino. Olga ora sta giocando con i bimbi, chiacchiera con le figlie, ha ritrovato il sorriso. «Ci stanno arrivando tantissimi messaggi dai nostri amici che ci chiedono se possono aiutare, chi mette a disposizione la propria casa, chi una donazione per affrontare le spese, chi si propone come baby sitter per i due bimbi in caso di bisogno. Per noi due è stato un piccolo viaggio, ma crediamo sia un grande passo per cercare di recuperare un po’ di umanità» conclude la coppia.