Aggressione in sala slot da un diverbio per l’hashish: 33enne vicentino perde un occhio

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Due mesi e mezzo fa aveva perso l’occhio destro a causa di un taglio profondo, inferto all’interno di una sala slot di Vicenza da un soggetto pregiudicato e ritenuto pericoloso, ma solo da ieri posto agli arresti domiciliari. Tenterà di rivalersi nei confronti del suo aggressore un giovane uomo di 33 anni, rivoltosi ai Carabinieri della stazione del capoluogo in seguito al ricovero dopo il corpo a corpo risalente allo scorso mese di marzo.

Un diverbio per questioni di droga, secondo la nota del comando berico dell’Arma, sarebbe all’origine dell’atto di violenza in luogo pubblico, a cui sono seguite investigazioni mirate che hanno portato all’ordine di custodia di un 43enne – è nato nel 1980 – di nazionalità del Marocco, le cui iniziale sono A.D. Quest’ultimo è imputato con l’accusa di lesioni personali dolose gravissime.

L’ordinanza è stata disposta dal Gip della Procura della Repubblica di Vicenza. La vittima, un cittadino italiano classe 1990 – E. C. le iniziali, vicentino – ha riconosciuto l’aggressore, dopo che comunque filmati di sorveglianza della sala da gioco e testimonianze dirette erano state acquisite nel corso delle indagini che hanno portato a rintracciare il presunto – ad oggi – colpevole. Il 33enne ferito nella colluttazione scaturita dall’alterco per una dose di hashish ha perso la vista e dall’occhio destro dopo un fendente con oggetto di vetro, un bicchiere o una bottiglia. L’operazione chirurgica in regime di urgenza, allora, non ha potuto evitare il danno permanente.

Il 43enne nordafricano, all’atto della notifica ieri mattina del provvedimento esecutivo nei suoi confronti, è stato trovato nuovamente in possesso di hashish nel suo alloggio. Si tratta di persona ritenuta pericolosa per la comunità, già con precedenti specifici in materia di spaccio di stupefacenti e reati contro la persona. Sarà processato in Tribunale a Vicenza e, se condannato, si apriranno per lui le porte del carcere: rischia da 7 a 15 anni di pena in base all’effettivo capo di imputazione