Caporalato digitale, controlli sull’impiego di 16 riders per le consegne di cibo a domicilio

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Immagine pexels di Norma Mortenson

Controlli a tappeto in tutta Italia sui servizi di delivery di cibo a domicilio e sulle piattaforme e app digitali che propongono ed effettuano la pronta consegna di pasti caldi e street food, con tappa a Vicenza per “scoperchiare” un presunto sistema di sfruttamento del lavoro, in particolare nei confronti di fattorini di nazionalità straniera. Ma anche giovani italiani della zona, per un terzo dei soggetti identificati nei giorni scorsi.

Sarebbero in tutto 16 le posizioni al vaglio del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Vicenza, dopo un blitz andato in scena nella sola serata di venerdì 24 marzo nel capoluogo berico, intercettando altrettanti trasportatori di cibo di diverse attività di ristorazione attive in città e procedendo ai dovuti accertamenti mirati. Il sospetto attuale è che sussistano forme di caporalato digitale, un reato figlio dei tempi moderni che vede dei faccendieri lucrare sul lavoro effettivo di sottoposti senza “muovere un dito”, trattenendo illecitamente parte del loro compenso.

A partire dalle 18 del primo giorno del week end scorso, proseguendo fino a tarda serata, l’azione di polizia coordinata nell’ambito della gig economy su scala nazionale – che tra l’altro ha visto impegnati sulle strade italiane 106 Nuclei dei Carabinieri su scala nazionale – ha fermato in strada 16 fattorini impegnati nel servizio di delivery. Per poi procedere ai controlli e alla raccolta delle loro testimonianze. Il tutto con buona pace dei clienti in attesa a tavola nelle proprie case dopo aver ordinato le pietanze via applicazione su smartphone, come appurato nella maggioranza dei casi.

Oltre alle verifiche sui contratti di lavoro, i militari hanno proceduto anche ad accertarsi che i giovani – e non – utilizzassero dei mezzi ciclomotori a norma per effettuare le consegne. Gli stessi, come comunica il Comando Provinciale dell’Arma, sono risultati tutti conformi alle attuali disposizioni di legge. Dall’esito dei controlli sono riscontrate anche due cessioni di account e sono tutt’ora in corso gli accertamenti volti ad individuare i relativi prestatori e a far emergere eventuali ipotesi di caporalato digitale. Nel dettaglio sono stati identificati 4 italiani, 4 brasiliani, 4 pakistani, più un bengalese, un afghano, un moldavo e un indiano.

Il filo diretto tra i nuclei operativi dei Carabinieri di Vicenza e Milano, sede di alcune tra le più accreditate piattaforme di delivery, prosegue dopo essere stato attivato già nel 2019, anche col supporto della Polizia locale di Vicenza, per prevenire un fenomeno in pericolosa crescita in Italia nell’ambito delle condotte atte allo sfruttamento del lavoro, in particolare per fasce di popolazioni fragili come giovani e cittadini stranieri.