Il Covid lo stronca durante la trasferta di lavoro in Ungheria. Operaio muore a 55 anni

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Mancava dalla sua casa di Vicenza da più di un mese il 55enne operaio specializzato in manutenzioni deceduto a causa del Covid, a Debrecen in Ungheria. La triste vicenda legata alla pandemia, raccontata oggi dal Giornale di Vicenza, racconta l’odissea di Ippolito Negri, partito per una normale trasferta di lavoro a metà ottobre, per un intervento ad un impianto concluso poi con successo, prima di preparare, ai primi di novembre, la propria valigia per far rientro in Italia.

Ma in Veneto e precisamente nella sua casa di zona Bertesinella non tornerà più, strappato all’affetto della moglie e dei suoi cari che attendono la salma per la sepoltura, in seguito all’infezione patita all’estero e all’aggravarsi delle sue condizioni di salute.

Fino alla morte impietosa, forse la prima in Provincia di un vicentino in trasferta fuori confine, avvenuta in un ospedale della città magiara nei giorni scorsi, a meno di due settimane dal ricovero d’urgenza. Proprio in un polo sanitario locale ungherese Ippolito Negri aveva portato a termine il suo compito, riparando un impianto di riscaldamento termico, per poi patire i primi sintomi pochi giorni prima di rimettersi in viaggio, stavolta verso casa.

Erano i giorni in cui la seconda ondata dell’epidemia di Sars-Cov-2 tornava a infuriare in tutta Europa, con lo sfortunato cittadini del capoluogo a cadere nella morsa del virus e, purtroppo, oggi nelle statistiche delle vittime correlate. Visto l’ampio periodo di tempo trascorso in Ungheria è da escludere che il 55enne vicentino possa aver contratto il virus in patria: più probabile che l’infezione rivelatasi poi letale – Ippolito godeva di ottima salute secondo il racconto della compagna – sia provenuta dall’ambiente di lavoro.

Un altro suo collega del posto, infatti, sarebbe stato vittima del contagio prima di lui, segnandone inconsapevolmente il destino che l’attendeva di lì a poche settimane. La situazione di salute dell’operaio vicentino, che lavorava per conto di una ditta altoatesina, è precipitata nell’arco di pochi giorni: dal tampone positivo, ai rimi sintomi in albergo e in seguito il ricovero e la terapia intensiva fino al decesso, sono trascorsi meno di 15 giorni.