Manifestazioni per la pace nel vicentino. Tensioni fra organizzatori e ucraini nel capoluogo

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Vicenza, Thiene, Valdagno: mentre le forze armate russe sferravano un nuovo violento attacco alle città ucraine e alla capitale Kiev, diverse le manifestazioni hanno radunato nel Vicentino cittadini italiani e ucraini per chiedere che tacciano le armi.

La più grande si è tenuta in piazza Matteotti a Vicenza con gli slogan “stop Putin” e “No alla guerra”: quasi duemila i partecipanti, molti appartenenti alla comunità ucraina che in Veneto nel 2020 contava 16.784 persone, duemila dei quali nel vicentino (secondo i dati della Fondazione Leone Moressa la componente femminile è quasi dell’80%, impiegata principalmente nelle attività di cura).

Organizzato dall’Anpi, l’iniziativa di solidarietà ha vissuto alcuni momento di tensione: delusa, secondo i partecipanti, in particolare la comunità ucraina, i cui rappresentanti hanno potuto prendere la parola solo dopo insistenze. Una partecipante ucraina ha strappato di mano a Cinzia Bottene, fra gli organizzatori, il foglio che stava leggendo, considerato troppo “tenero” nei confronti di Putin e la Russia. Solo due giovani donne sono riuscite a parlare per pochi minuti, dopodiché la manifestazione è stata conclusa bruscamente. A manifestazione conclusa, alcuni membri della comunità ucraina hanno dato vita a una loro autonoma protesta.

Clima diverso a Thiene, dove la manifestazione convocata dai volontari che ruotano attorno alla Festa del Popoli sono riusciti a convocare, in zona “Bosco”, oltre 300 persone, compresi sindaci e amministratori (Thiene, Santorso, Zugliano, Schio, Carrè). Qui rappresentanti della comunità ucraina hanno portato testimonianze e hanno parlato, appunto, anche i rappresentanti degli enti locali.

Domani mattina si replica a Vicenza con l’iniziativa di Più Europa e Azione. Spiega il partito in una nota: “Chi manifesta solo per la pace – intervengono i coordinatori provinciali di Azione e Più Europa – è complice di quello che sta accadendo. Noi riteniamo che una generica condanna della guerra non sia sufficiente, perché siamo convinti che si debba scegliere con chi stare. Una pilatesca equidistanza tra aggredito ed aggressore significa avallare le azioni di quest’ultimo. Il governo Italiano, tramite il presidente del consiglio Mario Draghi, si è espresso chiaramente. Altrettanto chiaramente lo facciamo assieme a quanti altri vorranno unirsi a noi”. Appuntamento alle 10 in Piazza delle Erbe.