Meglio il carcere della fidanzata attaccabrighe. Un 39enne rinuncia ai domiciliari

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Avrebbe preferito di gran lunga uno spartano lettino in un’angusta cella di carcere al più confortevole talamo matrimoniale in casa propria. Bizzarra storia quella che racconta il Giornale di Vicenza, con fonte autorevole la questura berica: un cittadino tunisino di 39 anni da tempo residente in Veneto e consegnato agli arresti domiciliari, a margine dell’ennesima lite con la compagna avrebbe chiesto la revoca della misura cautelare parziale presso la propria dimora. Richiedendo con fermezza la prigione. Un desiderio inusuale accolto con stupore dagli organi di pubblica sicurezza, poi avvallato ed esaudito da quelli di giustizia.

Alla base della richiesta decisamente fuori dal comune ci sarebbe un nido d’amore trasformatosi di giorno in giorno in un vespaio. Tanto da indurre il nordafricano, giunto ai limiti della sopportazione, a comporre il numero del 113, facendosi trovare pronto con la valigia in mano per essere prelevato dai poliziotti sull’uscio di casa, nel quartiere dei Ferrovieri in città. Una volta in caserma, avrebbe spiegato minuziosamente le ragioni del suo inedito gesto, per poi trascorrere la notte in cella in questura e recarsi all’indomani alla casa circondariale Del Papa di Vicenza accompagnato in una delle volanti della Polizia di Stato. Nessun ripensamento durante il sonno: meglio la compagnia di un detenuto che quella della convivente.

Il giudice ha accolto la richiesta dell’uomo, implicato in datati episodi di microcriminalità, con buona pace magari dell’avvocato difensore che si era prodigato per fargli concedere il beneficio della detenzione presso il proprio domicilio. Paradossalmente, la prigionia o la vacanza a seconda dei punti di vista, non durerà molto: al neo “prigioniero” mancano, infatti, solo pochi mesi per scontare la pena residua e tornare un uomo libero a tutti gli effetti, di fronte alla giustizia italiana almeno. Sarò davvero libero una volta uscito di prigione?