Valdastico Nord, ora vuole Trento. Cislaghi: “Qui basta la bretella”

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
Il tratto finale della Valdastico A31 a Piovene Rocchette

Il prolungamento a nord dell’autostrada A31, noto come Valdastico Nord, è tornato a infiammare il dibattito politico e territoriale proprio sotto elezioni. Un déjà vu potente. Dopo decenni di progetti, ricorsi, varianti urbanistiche e sentenze, il dossier è stato riaperto dalla Provincia autonoma di Trento, con il presidente Maurizio Fugatti che ha annunciato lo studio di nuovi tracciati alternativi allo sbocco su Rovereto sud.

Un rilancio che ha il sapore dell’ennesimo capitolo di una saga infrastrutturale infinita. Nata come idea negli anni Settanta, la Valdastico Nord ha attraversato mezzo secolo di tira e molla. Il progetto originario prevedeva il collegamento tra Piovene Rocchette e Besenello, ma venne bloccato da una storica sentenza del Consiglio di Stato nel 2019, che accolse il ricorso del Comune trentino. Da allora, ogni tentativo di riavviare l’opera ha incontrato ostacoli politici e ambientali, con il Trentino spesso contrario a qualsiasi tracciato che impattasse il proprio territorio. Oggi, però, qualcosa si è mosso. Fugatti ha aperto a nuove ipotesi di uscita – Mattarello, Acquaviva, Trento sud – e ha promesso una variante urbanistica entro fine anno. Ma il clima resta incerto.

C’è chi come Attilio Schneck, ex presidente della Provincia di Vicenza e figura storica del centrodestra veneto, aveva dichiarato ai microfoni dell’Eco Vicentino che “la Valdastico Nord è ormai improbabile, a causa dell’atteggiamento trentino che continua a frapporre ostacoli insormontabili e varianti insostenibili. Una posizione realista, che riflette il disincanto di chi ha seguito l’opera per decenni. Più positivo l’approccio del penultimo presidente della provincia berica, Francesco Rucco, candidato alle regionali in quota FdI, che ha accolto con entusiasmo la riapertura del dialogo alla luce di un’opera ritenuta necessaria per lo sviluppo produttivo dell’intero Nordest. Fumo negli occhi, invece, per Luca Cislaghi, candidato del Partito Democratico, che dal fronte opposto insiste sul “qui ed ora”, convinto che una soluzione al traffico – con beneficio per l’economia locale – possa essere rappresentata da una bretella che colleghi le zone industriali di Velo d’Astico, Arsiero e Cogollo del Cengio e si raccordi direttamente al casello autostrade esistente di Piovene Rocchette: “Gli sbocchi a nord esistono già e vanno potenziati, ma serve soprattutto una programmazione moderna. In un Veneto che ha già vissuto le contraddizioni della Pedemontana – costi esorbitanti, indebitamento e promesse disattese – il rilancio della Valdastico Nord rischia di riproporre lo stesso copione – denuncia apertamente Cislaghi – e mentre in Europa si investe sul ferro e sull’intermodalità, qui si persevera con logiche di trent’anni fa”.

Valdastico Nord, Schneck: “Ormai improbabile. E Cecchellero lancia il tunnel Casotto – Besenello