Ipsia Garbin, gli studenti adottano a distanza una bambina palestinese

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Si chiama Roha la bambina sordomuta palestinese di 11 anni che gli studenti dell’Ipsia Garbin hanno adottato a distanza da tre anni a questa parte. Impegno proseguito anche quest’anno grazie agli splendidi ragazzi di una classe terza, che raccogliendo più di 300 euro vendendo torte hanno potuto permettere cure ed istruzione alla piccola ospitata all’Istituto Effetà di Betlemme, che accoglie 170 giovanissimi palestinesi affetti da sordomutismo.

Un progetto, quello dell’adozione a distanza di Roha, iniziato tre anni fa in collaborazione con l’associazione “Il Filo”, rappresentata dalla volontaria Tatiana Rubini. “Il Progetto Effetà è nato nel 2009 – ha detto – quando assieme ad un gruppo di amici abbiamo iniziato a svolgere attività di sensibilizzazione e raccolta fondi per l’istituto Effetà di Betlemme, in Cisgiordania, territorio difficile nel quale convivono a fatica israeliani e palestinesi. Nell’istituto, gestito dalle suore Dorotee di Vicenza, vengono curati e istruiti 170 bambini palestinesi sordomuti. Da tre anni collaboriamo con i ragazzi del Garbin – ha proseguito – giovani straordinari che hanno voglia di sporcarsi le mani. Ragazzi autentici che per il terzo anno di fila sono riusciti a sostenere le spese per l’adozione a distanza di Roha”. Grazie alla vendita di torte durante le assemblee d’istituto infatti la classe 3BS ha raccolto oltre 300 euro per garantire studi e cure alla piccola palestinese, che come tanti altri giovani abitanti la Cisgiordania soffre di sordità bilaterale.

Denaro che è stato consegnato alla volontaria sotto forma di assegno simbolico, dopo il racconto delle condizioni in cui opera l’istituto Effetà. “Fuori dallo stabile scoppiano bombe ogni giorno, ci sono soldati che requisiscono materiale ai palestinesi – ha proseguito Rubini – il contesto è veramente delicato, e in mezzo a tutto questo l’istituto Effetà è un’isola felice, dove i bambini crescono e imparano nonostante la loro disabilità”.
L’attività dei ragazzi del Garbin, coordinata dalla professoressa Ylenia D’Autilia, è stata applaudita dalla direttrice d’istituto Marina Maino. “Sono orgogliosa di voi – ha detto alla classe 3BS – la nostra scuola vuole essere attiva positivamente nel territorio. Voi ci avete portati addirittura fuori dall’Italia, in Palestina. Avete dato lustro e orgoglio al nostro istituto”.

“Questo progetto ci ha resi fieri – hanno concluso i ragazzi – insegnandoci il valore della solidarietà”. Solidarietà che ha il volto della piccola Roha, che gli studenti vedranno in diretta Skype a metà marzo.