Sequestrato dai carabinieri l’anfiteatro marittimo berico Porto degli Angeli

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Alla fine l’anfiteatro marittimo berico Porto degli Angeli di Arcugnano, come molti si attendevano, è stato posto sotto sequestro.

Lo hanno fatto ieri i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia con i colleghi della stazione di Brendola e con la collaborazione della polizia locale e il supporto della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per il Veneto Occidentale. Hanno dato così esecuzione al decreto di sequestro preventivo disposto, in via d’urgenza, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza. Si tratta di un’area di circa cinquemila metri quadrati.

Il provvedimento si è reso necessario poiché il complesso, falsamente pubblicizzato come teatro greco, è invece ormai appurato essere una costruzione recente, realizzata in assenza del permesso di costruire e di autorizzazione paesaggistica.

L’elenco dei militari parla chiaro: di antico nell’anfiteatro non c’è proprio nulla e quello che viene da chiedersi è come una tale messa in scena sia potuta andare avanti fino ad ora.

Questo quello che hanno verificato esserci i militari: una struttura principale costituita da una cavea, con gradinate in appoggio al pendio collinare, e da un laghetto scavato artificialmente in luogo della scena; le gradinate sono realizzate con blocchi squadrati di pietra tenera giallastra, semplicemente sovrapposti o stuccati; il laghetto a sua volta è stato pure realizzato negli ultimi anni, tant’è che è rivestito da una guaina impermeabilizzante e da cemento. Ci sono poi arredi scenici, statue in gesso e colonne in cemento sparse in vari punti dell’area e alcune strutture ai lati delle gradinate che appaiono costituite da elementi in vetroresina, cartapesta o similari. Una “gardaland” alle pendici dei Berici, insomma, ottenuta sbancando una collina.

Franco Malosso von Rosenfranz, curatore del complesso di proprietà della società Lendomar Holdings Investment Ltd, è stato deferito in stato di libertà per i reati di abuso edilizio, violazione del vincolo paesaggistico e ricerche archeologiche non autorizzate.

La settimana scorsa era arrivata dal Comune di Arcugnano l’ordinanza di demolizione e ripristino dello stato di fatto.