Due attivisti pro-Pal condannati a tre mesi (convertiti in multa) per l’imbrattamento di Banca Intesa

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Due attivisti di Altovicentino per la Palestina e del Collettivo Rotte Balcaniche sono stati condannati a tre mesi di reclusione (convertiti in multa) per aver imbrattato l’accesso alla filiale di Banca Intesa di Schio. I fatti risalgono al 2 marzo dell’anno scorso, quando in centro a Schio andò in scena un corteo contro gli attacchi dell’esercito israeliano a Gaza, con l’occupazione della striscia e la morte di decine di migliaia di persone, dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023.

Il decreto penale di condanna risale a poche settimane fa: “Si tratta di una vera e propria condanna penale, senza processo, a sei mesi di reclusione ciascuno, ridotti a tre e convertiti in un totale di 4500 euro di multa. L’accusa era di “deturpamento e imbrattamento”.

“Condanna assurda e sproporzionata”
“A poche settimane dall’approvazione del decreto sicurezza, a due attivisti di Schio viene notificata una condanna per un’azione pacifica contro una banca armata di oltre un anno fa” scrivono oggi le due organizzazioni in un comunicato. “Mentre il genocidio di Gaza continua impunito e accelera una corsa al riarmo senza precedenti, vogliamo non solo denunciare l’assurdità e la sproporzionalità di tale misura, ma anche ribadire le ragioni di quel gesto simbolico”.
Le due organizzazioni rivendicano di aver agito “alla luce del sole”: “Quel giorno – spiegano – abbiamo deciso, collettivamente, di denunciare la complicità di Banca Intesa nel genocidio in corso in Palestina con una performance simbolica e non violenta. Nell’azione l’ingresso della banca è stato sporcato di tempera lavabile, per rappresentare il sangue dei bambini di Gaza, mentre venivano attaccati dei cartelloni alle pareti e posate a terra delle macerie, simbolo della distruzione della guerra. Poche ore dopo la banca era intonsa, come nuova, senza nessun danno.

Le reazioni della piazza (e non solo): “Sdegno per della tempera lavabile, non per i morti”

L’accusa a Banca Intesa
“Ricordiamo – affermano gli attivisti – che Banca Intesa investe e fa profitti sulle guerre, e che il genocidio non sarebbe possibile senza la continua vendita di armamenti all’esercito israeliano, che non si è mai fermata. Secondo il rapporto di Pax e altre 19 organizzazioni non governative, solo tra il 2021 e il 2023 Banca Intesa ha concesso 622 milioni in prestiti a Leonardo e Boeing, colossi europei degli armamenti. Banca Intesa, infatti, si muove a braccetto con Leonardo – a beneficio di Leonardo sono il 63% dei finanziamenti totali di Intesa Sanpaolo al settore aerospazio e difesa dal 2016 a oggi –, società italiana che continua a vendere sistemi d’arma agli Stati Uniti e Israele. Dal 2016 ad oggi, questa banca ha destinato al settore degli armamenti 2,135 miliardi di dollari, tra finanziamenti e investimenti. Ma non solo: Banca Intesa investe in società di cybersecurity e in una molteplicità di start-up israeliane”.

Le domande
“Immediatamente dopo il gesto – aggiungi i due gruppi nel comunicato – le voci di sdegno e condanna nei nostri confronti non si sono risparmiate, dal centrodestra al centrosinistra, fino ai giornali locali. Un frastuono se paragonato all’assordante silenzio di fronte alla pulizia etnica del popolo palestinese. Violenti! Vandali! Pagherete i danni! Un oltraggio per il tranquillo Alto Vicentino, una deturpazione del salotto buono della città. L’ordine e il decoro sono oggi i valori inalienabili. Guai a chi osa alzare la voce, a chi rompe le righe, a chi prova ad esprimere, con un semplice gesto, il dolore del mondo. Più che dare risposte, vorremmo porre delle domande. Chi sono i violenti? Cos’è la violenza? Cosa è legale e cosa non è legale? Per esempio: è legale per una banca finanziare gli armamenti per un esercito indagato per genocidio? Quale violenza è legittima? Quella (presunta) dei manifestanti o quella delle istituzioni che foraggiano la guerra ovunque nel mondo? Che società è quella che condanna e si indigna per della tempera lavabile mentre fatica finanche a pronunciare la parola genocidio, di fronte al massacro di decine di migliaia di bambini?”.

“Questa finta pace che ci viene imposta – concludono – nasconde una realtà di morte: la guerra, il riarmo, il genocidio. È questo squarcio che ha fatto scandalo, perché rende visibili delle contraddizioni profonde. Una realtà che vorrebbero nascosta, lontana, mascherata nel decoro, nell’ordine, nella disciplina. Con il recente ‘decreto sicurezza’, assistiamo ad una criminalizzazione senza precedenti di chi esercita il proprio dissenso. Queste condanne spropositate sono solo un assaggio. Non sorprende che il governo più a destra della storia non tolleri l’opposizione. Preoccupa, invece, la diffusa accettazione di questo scivolamento verso l’autoritarismo e la guerra, in tutti gli ambiti della vita sociale”.

 

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