Spettacolando – Frida, semplicemente è nata una star

Frida Bollani & Albert eno, Festival della Bellezza, Anfiteatro del Vittoriale

Il 16 giugno al Teatro Olimpico è iniziata la stagione musicale del Festival della bellezza, che aveva già visto l’inaugurazione in Basilica Palladiana con l’intervento di Jan Brokken. “Semplicemente Frida”, dice in due parole cosa ci si può aspettare da una serata così. E’ un onewomanshow, dove il percussionista britannico Mark Glentworth, al vibrafono, accompagna Frida Bollani Magoni in uno spettacolo che non dimenticheremo.

Con la consapevolezza dei grandi, Mark fa da spalla a Frida e la guida lasciando che gli applausi arrivino solo a lei: elegante, discreto e incredibile musicista, neppure di lui ci dimenticheremo.
Frida è al pianoforte, che sembra il prolungamento del suo corpo e dei suoi sensi, ma è il suo sorriso a illuminare il palco mentre gioca con le parole guadagnandosi il calore del pubblico.

Scherza con l’acqua di Vicenza – che sorseggia tra un brano e l’altro – creando in mezz’ora un nuovo tormentone estivo (“Quant’è buona l’acqua di Vicenza”). Dosa ironia e gesti, celati con grazia da una timidezza regale ma è come una pantera che conquista centimetri di palco, minuto dopo minuto. Una passeggiata lunare scandita dai suoni sui tasti del piano e dalle note del vibrafono, che dettano tempi e movimenti di una vera e propria danza: due anime in sintonia, con la voce di Frida che si fa più incisiva e vibrante canzone dopo canzone.

La formazione classica si confonde con improvvisazioni jazzistiche mentre Mark gioca con Frida assecondando un’atmosfera di intrattenimento; ma non sappiamo ancora chi abbiamo davanti fino a quando lei decide che non è più tempo di scherzare e inizia a cantare Back to Black. In pochi istanti ci sembra di vedere Amy Winehouse che le sorride, mentre annuisce, inclina la testa in segno di approvazione e danza con lei. Il teatro diventa un tempio e uno stadio, noi sgraniamo gli occhi e ci ritroviamo con le bocche spalancate, mentre Frida fa con la voce e i tempi musicali cose che molti non riuscirebbero neppure a immaginare.

Quando canta Dalla poi, capiamo subito che non è il solito omaggio, che Frida non è nella scia a volte piaciona di quelli che sentono il dovere di omaggiare un cantautore che ha conosciuto fama e successo ma del cui genio smisurato abbiamo consapevolezza non da sempre. Frida canta Dalla senza timore, senza riverenza, con la sfrontatezza di chi Dalla lo maneggia tra le corde vocali e nella profondità dei testi: potrebbero duettare insieme – alla pari – e sarebbe la fine del mondo, ma Lucio non c’è e allora Frida è si carica sulle spalle anche la sua memoria, e fa per due.

Non è lontano il giorno in cui a nessuno verrà più in mente il concetto di figlia d’arte, perché lei è già semplicemente Frida, una bomba che sta solo aspettando il momento giusto per deflagrare e illuminare l’universo intero.

Paolo Tedeschi